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Migranti, summit Ue: chi non accoglie paghi

Riflettori puntati su Salisburgo, dove in queste ore è in corso il vertice informale dei capi di Stato e di governo della Ue. Sul tavolo in primo luogo ci sono le questioni legate alla Brexit e alla gestione dei migranti. Anche se non ci saranno decisioni ufficiali, sta emergendo concretamente, già a partire dalla lunga cena di ieri tra i leader al Felsenreitshule theatre, l'ipotesi che i paesi che non intendono contribuire alla redistribuzione dei migranti devono dare un contributo economico. Lo ha detto ieri il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker ed è una ipotesi accolta anche dal governo italiano guidato da Giuseppe Conte che segna su questo punto un cambio di passo rispetto ai governi precedenti. Ieri sera al termine della cena è stato proprio il presidente del Consiglio a spiegarlo ai cronisti: "Ci sono una serie di paesi volenterosi", invece "chi non partecipa in termini di sbarchi e redistribuzione partecipa in termini finanziari. Alcuni hanno già dato disponibilità".

I leader Ue hanno anche concordato di avviare contatti con l'Egitto e altri Paesi nordafricani, "un importante passo ulteriore" - ha sottolineato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz - per frenare il flusso dei migranti verso l'Europa. L'Egitto, ha sottolineato Kurz, "è pronto a intensificare i conttatti con l'Unione europea" dopo la stretta sulle partenze effettuata negli ultimi due anni.

La Ue ha già stretto accordi di collaborazione con la Turchia e la Libia, che dal picco del 2015 hanno nettamente ridotto il numero di arrivi di richiedenti asilo, ma vuole lavorare anche con altri Paesi.

Da Medici Senza Frontiere, però, arriva l’appello a ripensare le politiche migratorie dei Paesi Ue, tutte focalizzate sul respingimento di migranti e rifugiati. Un cambiamento che diventa sempre più urgente di fronte alle durissime condizioni in cui versano le persone nei centri di detenzione in Libia e sulle isole greche.

Dall'inizio dell'anno - scrive MSF - almeno 1.260 persone sono annegate nel Mediterraneo, una persona su 18 perde la vita tentando la traversata. Sono oltre 13.000 le persone intercettate dalla Guardia Costiera libica e riportate nell'inferno della detenzione arbitraria in Libia.

In Grecia, a Lesbo, 9.000 persone sono bloccate nel campo di Moria, pensato per ospitarne 3.100, in condizioni talmente critiche da aver provocato un picco di tentati suicidi e autolesionismo, anche tra bambini e adolescenti. “Ci auguriamo che il vertice di Salisburgo non si trasformi nell'ennesima occasione sprecata”, dichiara Claudia Lodesani, presidente di MSF in Italia. ““C'è bisogno da subito di un nuovo slancio, capace di cambiare nel profondo le politiche europee in materia di migrazione". MSF chiede misure urgenti per evacuare in sicurezza i migranti e rifugiati bloccati nei centri di detenzione libici. Un'analoga richiesta è stata avanzata nei confronti delle autorità greche e dell'Unione Europea, perché procedano immediatamente all'evacuazione delle persone più vulnerabili e dei minori, intrappolati nel campo di Moria, verso una sistemazione sicura sulla terraferma, in Grecia o all'interno dell'UE.

(Servizio domani su Conquiste Tabloid)

( 20 settembre 2018 )

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