Occhi puntati sugli Usa, in occasione delle elezioni di metà mandato con le quali si rinnova buona parte del Congresso (l'intera Camera dei Rappresentanti, 435 seggi, e circa un terzo, 35 seggi su 100, del Senato), oltre a 36 nuovi governatori e diversi sindaci, compresi quelli di Washington, San Francisco e Phoenix. Sono elezioni chiave perché considerate una sorta di referendum sui primi due anni alla Casa Bianca di Donald Trump, e da esse dipenderà la possibilità che egli riesca ad attuare la sua agenda politica.
I Dem sono dati per favoriti alla Camera mentre i Repubblicani dovrebbero consolidare e forse anche allargare la loro maggioranza al Senato. Trump ci arriva forte dei dati positivi registrati dall’economia Usa e in particolare dall’occupazione. Una parternità che il suo predecessero Barack Obama, sceso in campo a dar manforte ai Democratici, in realtà ha rivendicato a sé.
In questo quadro, la maggiore confederazione sindacale americana, l’Afl-Cio, tradizionalmente vicina al partito dell’asinello, non si sbilancia. Tanto più che la politica protezionistica del presidente Trump ed il nuovo accordo commerciale tra Usa, Canada e Messico che ha mandato in soffitta il Nafta, hanno raccolto non poche simpatie tra i lavoratori dei settori più colpiti dalle delocalizzazioni, come ad esempio l’industria dell’auto.
Ma questo potrebbe non bastare, secondo il presidente dell'Afl-Cio Richard Trumka, che ha anche minimizzato la rilevanza politica dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio imposti dalla Casa Bianca. La verità è che la politica commerciale di Trump rappresenta un argomento scomodo per Trumka e altri sindacalisti critici rispetto ai trattati commerciali, perché sebbene alleati con i Democratici, hanno visto Trump perseguire una serie di cambiamenti politici che avevano inutilmente richiesto in passato.
Trumka ha riconosciuto che la rinegoziazione dell’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, ha avuto diversi "miglioramenti" rispetto al Nafta, in materia di tutele dei lavoratori, nuove regole sugli investimenti esteri e requisiti più elevati per ciò che costituisce il "made in America" nell’industria automobilistica. Ma - ha aggiunto il leader dell’Afl-Cio in un’intervista rilasciata pochi giorni fa al Washington Examiner - il nuovo accordo presenta ancora "significative incognite", incluso se o quanto stringentemente possa essere applicato. Per questo non è detto che consentirà a Trump di incassare il risultato sperato in questa tornata elettorale.
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