Alla fine è terminata la seconda e ultima sessione dilavoro dedicata al tema della difesa dei leader del Consiglio europeo riuniti nel 'ritirò a Bruxelles. Lo riferiscono fonti diplomatiche europee, indicando che il confronto è stato "franco e aperto". Chi non aveva preso la parola al mattino, si evidenzia, ha ora avuto spazio per discutere dell'attuale contesto internazionale, in particolare del rapporto dell'Ue con la nuova amministrazione statunitense di Donald Trump. Capacità, diverse opzioni di finanziamento, governance e competitività, oltre alla necessità di rafforzare la base industriale europea, sono stati i temi sul tavolo.
I leader hanno fornito indicazioni alla Commissione europea e all'Alto rappresentante Ue, Kaja Kallas, sul prossimo Libro bianco sulla difesa atteso a marzo. Dopo una breve pausa, il summit è ripreso con una cena di lavoro con il primo ministro del Regno Unito, Keir Starmer. Risultato finale? No agli eurobond, e allora per finanziare la difesa e la sua industria l’Ue può studiare una nuova, maggiore, flessibilità nelle regole comuni di bilancio. Il vertice informale dei leader voluto dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, per discutere di difesa, produce un risultato politico non da poco: un allargamento dei vincoli del patto di stabilità. E’ la Germania che cede, pur di non cedere. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, è perentorio quando a fine lavori ricorda che "l’Unione europea non ha la prospettiva di contrarre debiti comuni".
Allo stesso tempo è consapevole che occorre fare qualcosa per stimolare un settore divenuto improvvisamente strategico e per questo irrinunciabile: "Si tratta piuttosto di creare maggiore flessibilità per i singoli Paesi". Ecco che la Germania da sempre attenta alla regole di bilancio e al suo rispetto infrange un tabù. Un modo per tenere il punto, dopo il secco ‘nein’ di Berlino ad eurobond per la difesa, e cercare di tenere buono l’elettorato tedesco chiamato ad elezioni - il 23 febbraio- che potrebbero ridisegnare gli assetti non solo tedeschi, ma pure europei. AfD ha il vento in poppa, e Scholz può tornare in patria rivendicando di non aver creato nuovo debito comune e di non far pagare alla Germania le passività di altri. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, al vertice informale dei leader Ue . Il vero lavoro comincia adesso, ed è tutto per la Commissione europea.
"Guarderemo a come utilizzare al meglio tutta la flessibilità possibile all’interno del patto , e ce n’è molta, per favorire la spesa per la difesa", conferma la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa tenuta in tarda sera. Del resto la riunione dei capi di Stato e di governo non produce molto di più, se non l’invito a esplorare "opzioni comuni e strumenti innovativi" per "fare di più, più rapidamente, meglio, e insieme" in materia di difesa, spiega Costa senza entrare troppo nel merito. In questo lavorio comunque rientrano sicuramente un maggior ricorso alla Banca europea per gli investimenti (Bei), e rimodulare anche il funzionamento dell’Agenzia europea per la difesa (Eda).
D’altronde, il contesto di sicurezza europeo profondamente cambiato, che colpisce tutti gli Stati membri in vari modi, richiede il rafforzamento della base tecnologica e industriale della difesa dell'Ue. "A questo proposito, è necessario che la Bei svolga un ruolo più incisivo per far fronte alle urgenti necessità di investimento dell'Ue". È quanto si legge in una lettera indirizzata al premier polacco, Donald Tusk e alla presidente della Bei Nadia Calviño, e firmata nei giorni scorsi dai leader di 19 Stati membri, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Rodolfo Ricci