Sabato 21 dicembre 2024, ore 18:02

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Le Agenzie di rating vedono rischi di default per la Russia 

L'escalation del conflitto in Ucraina mette in ginocchio i listini europei . L'attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia di cui poi l'esercito di Mosca ha preso il controllo pesa da subito su tutte le Piazze del Vecchio Continente, dopo aver già zavorrato quelle asiatiche. L'indice d'area del Vecchio Continente, lo stoxx 600 lascia, sul terreno oltre il 2,5% con in rosso tutti i settori a partire da energia, finanziari e industriali. Mosca resta chiusa per la quinta seduta e lo sarà almeno fino all'8 marzo. Lo spread tra Btp e Bund dopo aver toccato i 158 punti, ritorna nell'area dei 156 punti con il rendimento del decennale italiano che scende ancora e si porta all'1,55%. Il rublo è in rialzo del 2,5%, il petrolio con il Wti a 109 dollari al barile (+1,45%) e il brent a 111 dollari (+1%). Sempre sul fronte dell'energia il gas resta a 175 euro mvh ad Amsterdam con un +8%. Gazprom intanto sta inviando gas naturale in Europa via Ucraina in linea con le richieste, con flussi che raggiungono 109,5 milioni di metri cubi.

Ma nello scontro fra Russia e Occidente sul futuro dell'Ucraina entra un'altra variabile oltre a quella delle vittime, degli eserciti e delle sanzioni: il rischio di un default sul debito della Russia. Una dichiarazione di insolvenza che renderebbe irreversibile l'isolamento finanziario di Mosca deciso dall'Occidente con le sanzioni. Ma anche una minaccia usata da Mosca, desiderosa di sfidare le regole dei mercati scritte dai suoi avversari e consapevole che le ripercussioni globali travolgerebbero anche loro. Nel mezzo della guerra finanziaria che si combatte in parallelo a quella militare, per la prima volta dal 1998 la Russia non ha pagato agli investitori esteri le cedole su due suoi titoli di Stato. È la conseguenza immediata di quanto deciso dalla Banca di Russia, che per rappresaglia alle sanzioni occidentali ha vietato il pagamento, agli investitori internazionali, sia degli interessi dei bond denominati in rubli che dei dividendi delle azioni società russe.

Quasi in contemporanea, anche le agenzie di rating Fitch e Moody's, dopo Standard & Poor's, hanno portato a 'junk', spazzatura, il giudizio sui bond sovrani russi. Un 'voto' che equivale ad elevata probabilità di default, con la minaccia di ulteriori tagli del rating. Quella che è la 'Cassa di compensazione e garanzia' russa ha fatto sapere di aver ricevuto il pagamento della cedola da parte del ministero delle Finanze. Ma le misure volute dalla banca centrale nazionale non fanno arrivare quei pagamenti agli investitori in Europa o negli Usa. Gli occhi dei mercati sono puntati sul 16 marzo, quando scadono nuove cedole per oltre 100 milioni di dollari, e sul 4 aprile, quando Mosca deve rimborsare due miliardi di bond. La Russia avrebbe 640 miliardi di riserve, più che sufficienti a coprire i suoi 490 miliardi di esposizione verso l'estero. Per fare le proporzioni, gli investitori esteri hanno appena 20 miliardi di dollari di bond russi denominati in dollari e 41 miliardi di titoli di Stato in rubli, oltre a partecipazioni azionarie in società russe per 86 miliardi. Inoltre prima che scatti il default, i bond sovrani godono normalmente di un 'periodo di grazia' di 30 giorni per poter effettuare pagamenti in ritardo. Dunque c'è ancora qualche settimana perché il negoziato possa evitare di arrivare alle conseguenze estreme. Ma di quei 640 miliardi di riserve, la metà sono stati congelati da Usa, Ue e Giappone.

E se accade, il default è una strada senza ritorno: comporterebbe una dichiarazione irreversibile di 'paria' finanziario per Mosca, il sequestro di ulteriori asset finanziari, un'impennata ulteriore del costo del debito, la liquidazione obbligatoria di bond russi dai portafogli di centinaia di fondi, in una parola un quasi-collasso finanziario con inevitabili ripercussioni globali, dall'export ai fondi esteri esposti verso la Russia costretti a liquidare anche con gravi perdite. Ecco perché la 'guerra finanziaria' può precipitare gli eventi a un punto di non ritorno al pari di quella militare. Mentre corrono voci secondo cui resterebbe sul tavolo anche l'arma di chiudere l'accesso della Russia al circuito bancario Swift anche per i pagamenti di gas e petrolio, finora risparmiati. Una prospettiva che ha fatto impennare i futures sul gas scambiati ad Amsterdam a un nuovo record di oltre 200 dollari per megawattora.

Rodolfo Ricci

( 4 marzo 2022 )

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