Sabato 8 febbraio 2025, ore 4:53

Europa 

Lavoratori in piazza a Bruxelles per un piano industriale comune 

È un dato di fatto: in quindici anni sono andati persi due milioni e trecentomila posti di lavoro. Una città grande quasi quanto Roma a spasso. Con un’accelerazione spaventosa dal 2019: un milione di occupati in meno. "La deindustrializzazione non è più una minaccia, è la realtà", è il grido d’allarme che ieri i sindacati del Vecchio Continente hanno portato a Bruxelles, tra il Parlamento e la Commissione Ue, chiedendo un piano industriale pan-nazionale. Perché alcuni governi restano inerti, mentre la crisi è globale.

E sta investendo settori cruciali come l’automotive e la siderurgia, dai quali dipendono altri assi strategici dell’industria dell’Unione europea, mettendo a repentaglio solo nel comparto delle quattroruote - secondo uno studio di Boston Consulting Group - circa 1,5 milioni di posti nel prossimo decennio. Numeri di fronte ai quali i sindacati europei dell’industria fanno un salto di qualità, scendendo per la prima volta tutti insieme in piazza. Un’ampia rappresentanza di lavoratrici e lavoratori dell’industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti, della chimica-farmaceutica, dell’energia, della gomma e della plastica, della ceramica e del vetro e della moda di Fim, Fiom, Uilm, Filctem, Femca, Uiltec ha patecipato alla manifestazione europea organizzata da IndustriAll Europe, il sindacato europeo dell’industria.

"E’ la prima manifestazione di questo genere in cui i sindacati di tutta Europa, compatti, chiedono un cambio di rotta all’Ue rispetto alle politiche industriali", ha commentato il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uliano. "Per noi è necessario che la transizione green e digitale venga gestita senza approcci ideologici e senza posizioni sovraniste. Serve una politica industriale comune europea che metta al centro sostenibilità sociale e ambientale insieme ad investimenti, formazione e ammortizzatori sociali per i lavoratori impedendo licenziamenti e chiusure di stabilimenti. Non possiamo immaginare di gestire da soli chiusi nei nostri Stati nazionali la rivoluzione digitale, green ed energetica in atto, dentro uno scenario geopolitico che vede l’Europa schiacciata tra Usa e Cina. Per questo oggi siamo venuti qui a Bruxelles".

Secondo Uliano, "il Vecchio continente dal 2020 a oggi, ha perso già 186.000 posti di lavoro nel solo settore dell’automotive in particolare nella componentistica, per questo abbiamo chiesto che vengano riviste le multe sui limiti delle emissioniche condannerebbero a morte certa la nostra industria dell’auto".

Su tutti i settori dall’auto, alla siderurgia, all’elettrodomestico, occorre avere un approccio meno ideologico, che affronti in maniera convinta una politica industriale, compatibile dal punto di vista sociale, con la transizione ambientale e digitale.

Le cinque richieste per un vero piano industriale europeo sono: investire nella formazione delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire una giusta transizione ed evitare licenziamenti; prevedere una politica industriale con forti investimenti pubblici per una crescita inclusiva a condizionalità sociali integrate in tutti gli investimenti pubblici; investire in reti e infrastrutture moderne per un’energia stabile, conveniente, affidabile e a basse emissioni di carbonio; rafforzare la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale; garantire pratiche di acquisto eque e la due diligence sui diritti umani lungo le catene di fornitura.

Da sottolineare che vicepresidenti della Commissione Ue per l'industria, Stéphane Séjourné, e per i diritti sociali e le competenze, Roxana Mînzatu hanno incontrato i rappresentanti di IndustriAll, la confederazione europea di sindacati industriali. L'incontro, si ricorda in una nota, arriva a poche settimane dalla presentazione del Clean Industrial Deal e del pacchetto Omnibus con l'obiettivo "di dissipare i timori che gli sforzi di semplificazione da compiere incidano sugli obiettivi sociali e di dare visibilità ai piani settoriali".

Rodolfo Ricci

( 5 febbraio 2025 )

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