L'area euro rischia di perdere in modo permanente due anni di Pil in seguito all'emergenza sanitaria e alla conseguente crisi economia. È l'allarme lanciato da Fabio Panetta che esorta Eurolandia a rispondere con maggiore ambizione ai danni al tessuto economico inflitti dalla pandemia che "sono maggiori di quanto non si veda ora". Alle parole del membro del comitato esecutivo della Bce si contrappone la nota di ottimismo che arriva dalla Fed.
L'economia americana "sembra essere a un punto di svolta, con la crescita e la creazione di posti di lavoro che accelera", dice Jerome Powell ai microfoni di Cbs. Il presidente della Fed non nasconde comunque che sulla ripresa continua a pesare l'incognita del Covid che si sta di nuovo diffondendo a velocità elevata negli Stati Uniti, dove i nuovi contagi sono balzati ai massimi da due settimane. Da qui l'invito di Powell agli americani a continuare a indossare la mascherina e a praticare il distanziamento sociale: farlo tutela la salute e aiuta l'economia, attualmente in fase di espansione grazie alle vaccinazioni e agli stimoli di bilancio e monetari.
Che gli Usa corrano più velocemente e che ci sia un rischio di divergenza lo certifica anche Panetta. L'area euro - dice - non tornerà ai livelli di crescita pre-crisi prima del 2022, mentre gli Stati Uniti lo faranno già quest'anno. Questo "significa che potremmo aver perso permanentemente due anni di crescita", spiega a El Pais, mettendo in evidenza la necessità di utilizzare degli strumenti di cui l'Unione europea si è dotata contro lo shock pandemico. Ma - ammette - potrebbe servire di più. "Dobbiamo rendere operativo lo strumento di Recovery Ue" da 750 miliardi di euro e "dovremmo valutare se fornire maggiore sostegno fiscale per riportare la domanda al suo potenziale più velocemente", dice Panetta in linea con quanto va ripetendo ormai da settimane il segretario al Tesoro americano.
Memore della crisi del 2008, il mantra di Janet Yellen è infatti agire in grande e non in piccolo, ovvero meglio iniettare più fondi nell'economia che stanziarne troppo pochi. Sulla Fed e la Bce sono puntati i riflettori degli investitori per capire come le due banche centrali reagiranno all'attesa fiammata dei prezzi legata all'accelerazione economica. Il timore, soprattutto per quanto riguarda la banca centrale americana, è quello che un balzo dell'inflazione si traduca in un stretta prima del previsto. I due istituti hanno più volte rassicurato che l'aumento dei prezzi sarà un fenomeno transitorio e che continueranno a sostenere per tutto il tempo necessario un'economia che emergerà dalla crisi diversa. E che - è l'impegno sulle due sponde dell'Atalantico - dovrà essere più inclusiva e verde.
Rodolfo Ricci