La Germania è ancora il Paese più in difficoltà in Europa, con i consumatori e le imprese che rinunciano a nuovi investimenti, a causa della crisi del costo della vita e degli effetti persistenti della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina. Si colloca all'ottavo posto per Pil pro capite nell'Unione europea con 41. 300 euro, ben al di sopra della media dell'Ue (35.500 euro) ma soprattutto rappresenta il 25,3% del Prodotto interno lordo di tutta l’Unione. Quindi Germania fuori dalla Ue? Un solo dato: il Pil crollerebbe del 10% e comporterebbe l'uscita dalla zona euro con un probabile crollo della moneta comune e, verosimilmente, anche dell'Unione europea nel suo insieme . Quindi l’uscita della Germania dall’Ue evocata dagli estremisti di destra tedeschi dell'Afd, secondo studio del think-tank ‘Neue Soziale Marktwirtschaft’ (Insm), causerebbe una perdita di 200 miliardi di euro all’anno, il doppio rispetto allo shock del Covid-19.
La ‘Dexit’ è dietro l’angolo? L’uscita della Germania dall’Unione è ad oggi un’ipotesi azzardata, per non dire una utopia, ma dopo la ‘Brexit’ non dovrebbe stupire più nulla e l’addio del motore economico dell’Unione (anche se in crisi) spaventa. Ma solo a livello di simulazione economica. Cosa potrebbe succedere, però? A fare i conti è stato, come già anticipato, uno studio del think-tank la ‘Neue Soziale Marktwirtschaft’pubblicato nei giorni scorsi, ma che è stato sintetizzato molto bene dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz). L’addio potrebbe costare 5 mila euro a ogni tedesco, più precisamente, circa 2.430 euro all’anno. La ragione principale per la perdita di reddito è che con la ‘Dexit’ verrebbero tagliati o danneggiati gli stretti legami economici con gli altri Stati membri e anche con i partner commerciali dell’Unione.
"Si possono criticare gli sprechi, le inefficienze e la burocrazia nell’Ue, ma in definitiva è scientificamente provato: nessun paese trae tanto beneficio dall’Ue quanto la Germania", ha detto alla Faz il direttore generale dell’Insm, Thorsten Alsleben, affermando che la 'Dexit' sarebbe una porta sull’abisso. Con lo studio, l’Insm ha messo in guardia contro le richieste, molto poche, che la Germania lasci l'Ue: nella campagna elettorale europea, l’Alternativa per la Germania (Afd) ha chiesto lo smantellamento dell’Unione per sostituirla con una ‘lega di nazioni europee’. In alternativa, quindi, l'Afd propone l’uscita della Germania dall'Ue. Oggi quello che dice e pensa l’Afd è d’interesse nazionale in Germania, e dunque riguarda anche l’Europa.
In una delle tante interviste, Alice Weidel, membro del Bundestag e leader di Afd, ha dichiarato che i britannici hanno fatto bene a lasciare l’Unione europea e che la Brexit dovrebbe essere un modello per la Germania. Una dichiarazione che ha dell’incredibile! La leader dell’Afd ha detto che, se riuscisse ad arrivare al governo, cercherebbe di ridurre i poteri della Commissione europea e di eliminare quello che definisce un "deficit democratico". Se questa missione dovesse rivelarsi impossibile, Weidel proporrebbe un referendum sulla 'Dexit'. L’aspetto più sorprendente di questa presa di posizione è che va, come è logico che sia, contro tutti i sondaggi effettuati in Germania negli ultimi decenni. Secondo l’Eurobarometro, che indaga regolarmente le opinioni degli europei, in Germania il legame nei confronti del progetto europeo è più forte rispetto alla media del continente (e più che in Francia).
Nell’ultimo sondaggio del parlamento europeo solo il 18% dei tedeschi ha espresso un parere negativo sull’Unione. Difficile pensare che la maggioranza possa schierarsi a favore della 'Dexit'. Come tutte le forze di estrema destra, l’Afd ha un atteggiamento di rottura nei confronti del resto della classe politica, che in Germania è filoeuropea. Anche se non basta per vincere le elezioni, questo atteggiamento permette al partito di intercettare diverse forme di malcontento, come quello degli agricoltori, al di là dei propri feudi nell’ex Repubblica democratica tedesca (la Germania Est). In vista delle elezioni europee di giugno, in cui l’estrema destra spera di affermarsi, la posizione dell’Afd solleva una domanda: cosa desiderano davvero questi partiti per il futuro dell’Europa?
Di sicuro farebbero bene a chiedere ai britannici cosa pensano oggi della Brexit, prima di seguirne l’esempio. In passato, l’insistenza della Germania sull’austerità di bilancio permanente aveva già indebolito notevolmente l’economia europea, soprattutto negli anni Novanta, prima della creazione dell’euro, impedendole di riprendersi per diversi anni dallo shock della crisi economica del 1993. Dopo la grande crisi finanziaria del 2008, il prolungato rifiuto della Germania di accettare qualsiasi forma di solidarietà con i paesi più in crisi ha rischiato di far fallire sia l'euro che l’integrazione europea nel suo complesso. Fortunatamente, dopo aver portato l’Europa sull'orlo del fallimento politico, la Germania di statisti come Wolfgang Schäuble e Angela Merkel ha fatto marcia indietro all’ultimo minuto.
Rodolfo Ricci