Venerdì 22 novembre 2024, ore 6:52

New York 

La Fed alza i tassi di mezzo punto per ridurre l’alta inflazione 

La Fed alza i tassi di interesse di mezzo punto percentuale per la prima volta dal 2000. Una stretta forte e decisa per combattere un'inflazione che galoppa e che rischia di accelerare con la guerra in Ucraina e i lockdown in Cina. Confermandosi falco, la banca centrale americana annuncia anche l'avvio della riduzione del suo bilancio, schizzato a 9.000 miliardi di dollari con la pandemia. Il processo inizierà l'1 giugno a una velocità di 47,5 miliardi di dollari al mese, ma non è escluso che possa successivamente aumentare. "L'inflazione è troppo alta ed è essenziale abbassarla. Senza stabilità dei prezzi l'economia non funziona per nessuno. Riportare la stabilità è essenziale, nessuno pensa che sarà facile ma una volta raggiunta sarà un bene per tutti", ha affermato Jerome Powell aprendo la sua prima conferenza stampa in persona in due anni e rivolgendosi direttamente agli americani.

"La Fed ha gli strumenti per ridurre" i prezzi e si sta "muovendo rapidamente per farlo", ha aggiunto il presidente della Fed aprendo a ulteriori rialzi da mezzo punto percentuale nelle prossime riunioni. L'inflazione negli Stati Uniti è in corsa ormai da mesi e in marzo è volata all'8,5%, il livello più alto da quaranta anni, mentre nei paesi Ocse è salita addirittura all'8,8%, ai massimi dal 1988. Al momento non si intravede all'orizzonte negli Stati Uniti una frenata dei prezzi nonostante il rallentamento dell'economia, che nel primo trimestre si è contratta a sorpresa dell'1,4%. L'invasione dell'Ucraina è probabile che crei "ulteriori pressioni al rialzo per l'inflazione oltre a pesare sull'attività economica. Inoltre i lockdown per il Covid in Cina potrebbero esacerbare le difficoltà delle catene di approvvigionamento. La Fed è molto attenta ai rischi di inflazione", il cui livello attuale riflette gli squilibri fra l'offerta e la domanda, si legge nel comunicato finale diffuso al termine della due giorni di riunione.

Nel tentativo di stemperare i timori ormai diffusi di stagflazione, Powell assicura che l'economia americana è forte e può sopportare una politica monetaria meno accomodante. Una recessione nel 2023 è data quasi per scontata dagli analisti ma la vera paura è quella di un'inflazione alta e di una crescita bassa, un fenomeno molto più difficile da combattere. "Ci attendiamo che l'inflazione torni all'obiettivo del 2% e il mercato del lavoro resti forte", ha osservato comunque la Fed mostrandosi convinta di poter traghettare l'economia americana a un atterraggio morbido. "Ci sono buone chance" che questo accada, ha spiegato Powell ritenendo "ulteriori aumenti dei tassi di interesse appropriati". Con i rialzi di marzo e maggio, i primi due consecutivi dal 2006, il costo del denaro è salito in una forchetta fra lo 0,75% e l'1,00%. "Sosteniamo la Fed nel ricalibrare la sua politica", ha affermato la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, assicurando ulteriori misure all'amministrazione per ridurre l'inflazione. Secondo gli analisti la Fed ormai ha aperto il periodo di rialzi dei tassi di interesse più aggressivo della sua storia. E questo perché - è l'idea dei critici - è stata troppo colomba e ora è in ritardo nella battaglia contro il caro-prezzi. Da qui la necessità di agire con rapidità anche se con un rischio elevato di far scivolare l'economia in recessione.

Rodolfo Ricci

( 5 maggio 2022 )

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