La Cina come sfida e opportunità. La totale sintonia sul sostegno all'Ucraina. E l'impegno ad appoggiare l'approccio italiano nei rapporti con l'Africa, compreso il "Piano Mattei" . Giorgia Meloni è restata oltre un'ora e mezza nello Studio Ovale con Joe Biden e ha incassato una apertura di credito per le mosse italiane, soprattutto sul tema che è diventato la cifra della sua politica estera: guardare al fianco Sud, non lasciare più scoperta l'area del Mediterraneo. E quell'Africa che ha, invece, grande potenziale da sviluppare, non solo per fermare l'ondata sempre più impetuosa dei migranti. Il clima è stato disteso, tra i due c'è stata una sintonia che si è tradotta in sorrisi e battute. Quella del presidente Usa che ricorda di essere cresciuto in un quartiere dove era l'unico a non avere il cognome che finiva per "O". E che alla premier, come ha rivelato lei stessa, ha detto: la prima volta che ti ho incontrata "ho pensato di conoscerti da molto tempo". Un rapporto "forte" che si vede anche plasticamente nell'attestato di "amicizia" tra i due paesi sottolineato anche dal comandante in Capo degli Stati Uniti.
Lei, che si definiva l'underdog della politica italiana, è entrata fiera alla Casa Bianca: "Non mi sento Cenerentola - ha detto ai giornalisti in conferenza stampa - sono consapevole del mio ruolo e del Paese che rappresento". Certo il confronto è con un'economia americana cresciuta nel secondo trimestre del 2,4%, sopra le attese degli analisti che scommettevano su +1,8% e in accelerazione rispetto al +2% dei tre mesi precedenti .La crescita americana si mantiene così sostenuta nel secondo trimestre, mostrandosi resiliente ai rialzi dei tassi della Fed e ben lontana da quella recessione che molti prevedono. Le spese dei consumatori sono salite dell'1,6% spinte dalle vacanze, dai ristoranti e dai biglietti per i concerti di Taylor Swift. Un aumento che, comunque mostra una frenata rispetto al +4,2% dei tre mesi precedenti. Si riducono anche la spesa federale, scesa al +0,9% dal +6% del primo trimestre, e quella dei governi statali e locali, +3,6% rispetto al precedente +4,4%. Stati Uniti: perché aumentare i tassi con un'inflazione che è scesa di un punto? La domanda non è banale.
A giugno 2023 l'inflazione Usa è scesa di 1,1 punti percentuali. Dal 4,1% del mese precedente al 3% di giugno. "Con un'inflazione che crolla così repentinamente tutto ci si poteva attendere meno che un ulteriore aumento dei tassi, che invece si è verificato: dal 5,25 al 5,5%", ha sottolineato Lucio Poma, capoeconomista di Nomisma. "Nei numeri, la caduta dell'inflazione di giugno era una discesa, statisticamente corretta ma 'ingannevole' nella sostanza. Quando parliamo della variazione del tasso di inflazione annuale ci riferiamo al dato tendenziale, ovvero la variazione rispetto allo stesso mese dell'anno precedente". In pratica, a giugno 2022, l'inflazione era calata in maniera robusta di 1,3 punti percentuali. Nella variazione mensile a giugno 2023 l'inflazione è aumentata di 0,2 punti rispetto a maggio, ma impattando con un tendenziale di giugno 2022 così alto è risultata calare di 1,1 punti. In altre parole, l'inflazione americana a giugno è mensilmente aumentata ma annualmente fortemente diminuita. A peggiorare la situazione vi è anche il dato dell'inflazione 'core', il carrello della spesa, al 4,8%, un valore molto più elevato dell'inflazione totale. Pertanto, la Fed ha aumentato i tassi anche in presenza di una discesa 'apparente' così importante dell'inflazione. Le tensioni sui mercati americani, finanziari e produttivi sono elevate e aumentare i tassi non fa altro che accrescere la pressione della pentola statunitense. "Speriamo che non scoppi", ha concluso Poma.
Nell’Eurozona pure è arrivata puntuale e senza sorprese il nono aumento consecutivo dei tassi di interesse nella zona euro, un cammino iniziato esattamente un anno fa per contenere l'inflazione ormai vicina alla doppia cifra. Oggi è scesa al 5,5% (dato di giugno), ma per la Banca centrale europea è ancora troppo elevata e quindi il Consiglio direttivo alza i tassi di altri 25 punti base, portando quello principale al 4,25%. Ma c'è una novità: da qui in poi si naviga senza indicazioni sul futuro, guardando esclusivamente ai dati che arriveranno nelle prossime settimane. Nella riunione di settembre, quindi, tutto è possibile: un rialzo o una pausa, ma certamente non un taglio, ha chiarito la presidente Christine Lagarde. Solo evocare la possibilità di uno stop scatena l'euforia delle Borse: Milano ha chiuso in rally (+2,13%), aggiornando i massimi dal 2008, e l'euro scivola sotto il dollaro, rafforzato anche dal Pil Usa che sale sopra le attese.
Rodolfo Ricci