La guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia mettono le ali alle materie prime. Allora "la Bce è pronta a prendere qualsiasi azioni si renda necessaria per adempiere alle sue responsabilità di assicurare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria dell'Eurozona", ha dichiarato ieri il capo economista della Bce, Philip Lane, in apertura del suo discorso alla Hertie School di Berlino, parlando dell'atteggiamento che terrà Francoforte in relazione alla guerra in Ucraina e ai suoi effetti sull'economia. "La Bce sta monitorando da vicino l'evoluzione della situazione, implementerà le sanzioni decise dalla Ue e dai governi europei e assicurerà inoltre condizioni regolari di liquidità e l'accesso di tutti i cittadini al contante". Il messaggio è chiaro: la Bce prenderà la decisione giusta al momento giusto ma "qualsiasi aggiustamento alla nostra politica monetaria sarà graduale".
La presidente della Bce Christine Lagarde non scopre le carte sul rialzo dei tassi d'interesse che da settimane agita i mercati e i ha fatto balzare in passato lo spread in zona 170, con il Btp italiano prossimo alla soglia del 2%. Era stata proprio Lagarde, agli inizi del mese, a imprimere una svolta nelle aspettative degli investitori, rifiutandosi di confermare - dopo il balzo a sorpresa dell'inflazione nell'area euro al 5,1% a gennaio - che la stretta non arriverà nel 2022, come invece ha fatto la Bank of England e si appresta a fare la Federal Reserve. Di lì in poi, da Lagarde erano arrivati commenti tesi a rasserenare gli animi: ci muoveremo gradualmente, aveva detto qualche settimana fa, se agiamo precipitosamente "ne risentirà la ripresa". Sopratutto con la guerra in Ucraina ancora lontana da avere una fine definitiva.
Intanto non si ferma il volo del prezzo del gas: sui mercati telematici ad Amsterdam ha toccato il record storico di 200 euro (esattamente 199,99 per poi scendere leggermente) al Megawattora con il future Ice Ttf, che è il riferimento della materia prima per l'Europa. Rifiatano le Borse, pur non riuscendo a recuperare i miliardi bruciati nei giorni scorsi. . Mentre il prezzo del greggio si infiamma, con il Wti che raggiungere 111 dollari al barile, arriva la decisione dellOpec+, l'alleanza di 23 nazioni produttrici di petrolio guidata da Arabia Saudita e che include la Russia, che ha riconfermato per aprile il piano di aumenti graduali della produzione pari a solo 400.000 barili al giorno. I produttori hanno quindi deciso di mantenere inalterato il piano che prevede modesti incrementi della produzione, nonostante l'invasione russa in Ucraina. Per calmierare i prezzi sul mercato i Paesi europei corrono ai ripari. Primo tra tutti il governo tedesco che ha sbloccato parte delle riserve nazionali di petrolio. Balzo anche per il gas che in Europa ha toccato il massimo di giornata a 194 euro per poi ritracciare.
E questo mentre si registra il disimpegno delle multinazionali dell'energia dalle partecipazioni in Russia. Intanto il colosso Gazprom è in procinto di saldare un debito di 1,3 miliardi di dollari in scadenza il 7 marzo. La società ha inviato il contante il 28 febbraio alla banca che effettuerà la liquidazione e che probabilmente rilascerà i fondi nei prossimi giorni. Volano anche le materie prime agricole con il grano che raggiunge i massimi da 14 anni ad un valore di 33,3 centesimi al chilo e il mais che è balzato ai massimi dal 2013 (+1,79% a 738 dollari). I rialzi delle materie prime spingono la corsa dell'inflazione nell'Eurozona che a febbraio fa segnare un nuovo record del 5,8%, in aumento dal 5,1% di gennaio. Una situazione che "aumenta il rischio di stagflazione e il dilemma delle banche centrali", spiegano gli analisti.
Rodolfo Ricci