Sabato 23 novembre 2024, ore 4:57

Guerra 

L’Ue vuole colpire il petrolio russo ma lascia fuori il gas 

L'Europa reagirà all'orrore di Bucha seguendo lo stesso percorso adottato dall'inizio della guerra, quello delle sanzioni. È però sul range delle misure che l'Ue rischia di spaccarsi. Oggi la riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri quasi certamente adotterà un quinto pacchetto di sanzioni concepito, nei giorni scorsi, come una sostanziale estensione dei precedenti quattro. Poi sono arrivate le immagini delle strade di Bucha e qualcosa, a Bruxelles, è cambiato. Sanzionare carbone e petrolio russo non è più un tabù. C'è chi, tuttavia, chiede un passo in più, quello finale: l'embargo sul gas. Ma su questo punto l'accordo non c'è. C'è, soprattutto, il veto di Berlino. Una prima azione ritorsiva è emersa: l'espulsione di decine di diplomatici russi. La Germania ha annunciato che ne butterà fuori 40.

Poco dopo è stata la Francia a decidere la cacciata di 35 russi a causa delle loro attività "contrarie agli interessi" di Parigi. Mentre la Lituania ha dato il foglio di via direttamente all'ambasciatore di Putin a Vilnius. È probabile a questo punto che altri Paesi adottino nelle prossime ore decisioni simili. Del resto il cambio di passo di Bruxelles si è visto già dalla mattina, quando l'Alto Rappresentante Josep Borrell ha condannato i crimini di Bucha sottolineando "l'urgenza di nuove sanzioni". Su questo principio tutti sono d'accordo. Oggi il Coreper approverà un pacchetto che conterrà nuovi divieti all'import di prodotti russi e all'export verso Mosca, soprattutto di materiali di costruzione. Le misure punteranno anche ad evitare aggiramenti da parte della Russia, troncando ad esempio il canale bielorusso usato in questo mese da Mosca. E sarà ampliata la platea degli oligarchi sanzionati. Ma il quadro potrebbe cambiare. Aumenta infatti il pressing di chi vuole inserire già nel quinto pacchetto il divieto dei porti europei a navi e prodotti russi e, soprattutto, un inizio di embargo energetico.

Dall'Ecofin di Lussemburgo sia Valdis Dombrovskis che Paolo Gentiloni hanno sottolineato che nessuna misura è esclusa. Baltici e Polonia insistono e anche nella Commissione si fa strada la convinzione della necessità di accelerare. Fonti europee spiegano che nel Coreper potrebbe arrivare il sì all'embargo sul carbone e, meno probabilmente, a quello sul petrolio. Sono le due fonti energetiche sulle quali la dipendenza dell'Europa da Mosca è infatti minore. Oltre non si andrà. Sull'embargo al gas Berlino si è detta favorevole ma in prospettiva. "Al momento non è possibile tagliare le forniture", ha spiegato il titolare delle Finanze Christian Lindner. "Penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto indeboliscano la Russia non sarebbero giuste", gli ha fatto eco il ministro delle Finanze austriaco, Magnus Brunner. Esprimendo un concetto che, tra l'altro, è ben chiaro pure all'Italia. Roma, però, è pronta ad adeguarsi, se verrà chiamata in causa. Il pressing anti-russo è tangibile anche al Parlamento Ue. Aprendo la plenaria la presidente Roberta Metsola ha chiesto "zero dipendenza" dell'Ue dall'energia russa bloccando ogni "finanziamento indiretto" alle bombe di Mosca. E 207 europarlamentari, su iniziativa di Guy Verhofstadt, hanno firmato una lettera in cui si chiede a Bruxelles l'embargo energetico totale e l'invio di più armi a Kiev.

Da segnalare che sul Patto di stabilità l'Olanda si è schierata accanto alla Spagna. La conversione che nessuno si aspettava da L'Aja non è totale ma segna una svolta, quella dell'unità di intenti, degna di nota. E lo fa proprio mentre l'economia dell'Eurozona vacilla sotto i colpi della guerra in Ucraina. Una svolta che rafforza anche il nuovo corso già inaugurato sul finire dell'anno scorso dal premier Mario Draghi e dal presidente francese Emmanuel Macron verso nuove regole di bilancio Ue per "abbassare i livelli del debito" senza intervenire con tagli insostenibili sulla spesa o tasse più alte. Nell'attesa di cosa riserverà il futuro, la svolta è sancita dallo scenario per il 2023: per l'Aja sospendere ancora una volta le regole sui conti pubblici - congelate dall'inizio della pandemia - non è più un dramma.

Rodolfo Ricci

( 5 aprile 2022 )

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