Il ricatto di Kais Saied, lo scontro tra Consiglio e Commissione, il negoziato a rilento sulla migrazione: la strada che porta a Granada si è trasformata, in una manciata di giorni, in una corsa a ostacoli. Il dossier migrazione, inserito nell'agenda del summit solo in un secondo momento, rischia di assorbire una riunione che era stata pensata per parlare, innanzitutto, di autonomia strategica e allargamento. Ora però a prevalere potrebbe essere lo scontro sull'emergenza flussi. Il no di Tunisi ai fondi Ue è stata solo la ciliegina sulla torta, nonché l'ennesimo colpo a un Memorandum che, a Bruxelles, continua a dividere.
"È una chiara lezione. Il coinvolgimento degli Stati membri è fondamentale per il successo" di queste intese, ha scandito Charles Michel. Puntando innanzitutto un obiettivo: Ursula von der Leyen. Le parole del presidente del Consiglio Ue, intervistato dalla spagnola Tve, hanno certificato il malumore che serpeggia a Bruxelles e in diverse cancellerie per le modalità con cui è stato condotto il Memorandum firmato a luglio da von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte. "Non era questa la procedura, è importante che i Paesi membri dicano sì o no a quanto negoziato dalla Commissione", ha ricordato Michel all'Europa Buliding.
Poi una svolta notturna nel negoziato sul regolamento sulle crisi migratorie, fermo da giovedì scorso dopo lo stallo venutosi a creare tra Germania e Italia sull'esclusione delle Ong dalle situazioni di strumentalizzazione dei flussi. A quanto si apprende da più fonti europee il punto sulle Ong è stato stralciato e la presidenza spagnola ha scelto di mettere il regolamento in agenda alla riunione dei Rappresentanti Permanenti, puntando così all'intesa prima del vertice di Granada. Sul testo non c’è stato un voto formale: la presidenza ha concluso il dibattito registrando il sostegno necessario al regolamento.
Sui corridoi comunitari resta comunque alta la cautela sulla possibile intesa sul regolamento. Di certo la presidenza spagnola e il Consiglio Ue hanno voluto imprimere una nuova accelerazione al negoziati per fare in modo, tra l'altro, che il vertice di Granada non sia dominato dallo scontro sulla migrazione. Lo stralcio del punto sulle Ong, se sarà mantenuto nelle prossime ore, potrebbe venire incontro alle richieste dell'Italia, contraria all'esclusione delle attività delle organizzazioni non governative da contesti che rientrerebbero nell'uso strumentale della migrazione da parte dei Paesi terzi, tra le fattispecie che innescano il regolamento sulle crisi. Affinché ci sia un'intesa serve la maggioranza qualificata, ovvero il sì di almeno 15 Paesi che rappresentino il 65% della popolazione europea. Se Polonia, Ungheria e Austria restano sul voto contrario, per l'intesa serve il placet di Berlino e Roma.
Rodolfo Ricci