L’ex presidente finlandese Sauli Niinistö ha presentato il rapporto sulla preparazione e la prontezza della difesa europea, affidatogli da Ursula von der Leyen la scorsa primavera. Tra le crescenti tensioni geopolitiche, gli attacchi ibridi e l’aggravarsi degli effetti del cambiamento climatico, l’Ue deve passare dalla "reazione alla preparazione attiva". E il primo concetto da scardinare è quello secondo cui gli Stati membri sono gli unici responsabili della propria sicurezza nazionale. "Dobbiamo imparare a fidarci l’uno dell’altro", è l’appello lanciato da Niinistö.
Che significa mettere in comune risorse e conoscenze. Il problema, ridotto all’osso, è lo stesso emerso dai rapporti sul mercato unico e sulla competitività redatti da Mario Draghi e Enrico Letta: gli Stati membri pensano per sé e non ne vogliono sapere di fare un salto di qualità nel processo di integrazione. "Dobbiamo prepararci insieme alle minacce che ci riguardano tutti e che sono troppo grandi perché uno Stato membro possa affrontarle da solo", ha esordito Niinistö in conferenza stampa. Servirebbero un servizio di intelligence europea e un nuovo strumento di spesa comune, per raggiungere l’asticella individuata dal rapporto, cioè che "almeno il 20% del bilancio complessivo dell’Ue contribuisca alla sicurezza e alla preparazione alle crisi".
La preparazione ha un costo, ma è inferiore a quello che dovremmo sostenere se dovessimo affrontare una crisi grave". Secondo Niinistö c’è bisogno di instaurare una rete europea antisabotaggio che sia in grado di fornire supporto su richiesta di uno Stato membro alle prese con gravi minacce alle sue infrastrutture critiche. E il rafforzamento della cooperazione in materia di intelligence è "fondamentale". Per questo il rapporto raccomanda a Bruxelles di elaborare una proposta sulle modalità di un servizio di cooperazione di intelligence a pieno titolo a livello dell’Ue. Ad oggi, ha ammesso Niinistö, solo alcuni Stati membri inviano a Bruxelles le loro informazioni, la questione è come possiamo collaborare meglio.Ma su un corpo di intelligence europeo, la prima a frenare è stata von der Leyen, che ha accompagnato Niinistö nella presentazione del rapporto.
La leader Ue si è limitata a sollecitare un "rafforzamento della condivisione delle informazioni", ben conscia delle resistenze che una tale proposta incontrerebbe nelle cancellerie europee. Freno tirato anche sull’eventualità di ricorrere ai ‘defense-bond‘, nuovo debito comune per finanziare le numerose raccomandazioni contenute nel rapporto. Per la leader Ue le modalità di finanziamento sono due: o contributi nazionali o nuove risorse proprie dal bilancio dell’Ue. Lo stesso Niinistö ha ammesso che nei suoi colloqui per la stesura del documento ha incontrato "molte voci critiche" sull’eventualità di nuovi prestiti congiunti, perché alcune capitali si rifiutano di intavolare nuovi meccanismi per cui prendono da noi e danno agli altri.
Il politico finlandese ha messo le mani avanti, chiarendo che non era stato incaricato di esprimere pareri finanziari, ma piuttosto di innescare una discussione a livello dei 27 per individuare "bisogni comuni, di cui tutti beneficiano". La chiave per aggirare le resistenze dei governi è discutere innanzitutto se ci sono progetti importanti per gli interessi Ue - ha rilanciato von der Leyen - e poi trovare la volontà politica per finanziarli. L’esempio portato da entrambi è la costruzione di uno scudo missilistico europeo. La nuova pianificazione per la risposta civile e militare alle crisi dovrà tenere conto dell’eventualità che la Russia possa aggredire l’Unione.
Rodolfo Ricci