Venerdì 22 novembre 2024, ore 6:51

America 

L'inflazione Usa scende al 3%: adesso sale il pressing sulla Fed 

Sorpresa. L'inflazione negli Usa sorprende calando al 3% a giugno, il minimo dal marzo del 2021, le Borse festeggiano e sale la pressione sulla Fed perché concluda il ciclo di rialzi dei tassi più aggressivo degli ultimi vent'anni. Ma è difficile, secondo gli analisti, che la Banca centrale americana si fermi proprio adesso: dopo la pausa di giugno, Jay Powell aveva annunciato almeno altri due rialzi dei tassi per quest'anno, e il primo probabilmente ci sarà già nella riunione del 25 luglio. Il calo dei prezzi migliore delle stime rassicura il presidente degli Stati Uniti che plaude alla sua 'Bidenomics': "L'inflazione sta diminuendo mentre la nostra economia rimane forte, progressi compiuti mentre la disoccupazione rimane vicina ai minimi storici", ha commentato Joe Biden.

Una ricetta di successo quella della Fed, anche se la stessa Banca centrale, nel suo rapporto sullo stato dell'economia (Beige Book), anticipa che la crescita sarà lenta nei prossimi mesi. È il prezzo da pagare per far scendere i prezzi, e Powell vuole insistere, tanto che al ritrovo dei banchieri centrali a Sintra, in Portogallo, qualche settimana fa aveva assicurato che il lavoro per far tornare l'inflazione al 2% non è ancora finito. Sebbene anche l'inflazione di fondo sia scesa (a 4,8% dal 5,1% di maggio), la situazione non è ancora stabile. L'alimentare è ancora molto alto (+5,7%), così come i prezzi delle case (+7,8%) che trainano ancora il settore servizi.

Per questo, secondo molti analisti, il dato di ieri non metterà in discussione i prossimi due rialzi. Jaime Dimon, chairman e ceo di Jp Morgan Chase, si aspetta "tassi più elevati più a lungo". Il 25 luglio l'attesa è per un rialzo da 25 punti, e su settembre tutte le opzioni restano aperte, con i più ottimisti che sperano nella fine della restrizione monetaria. Il buon vento dagli Usa arriva anche in Europa, con le Borse che chiudono euforiche. Ma la Bce, che ha avviato il ciclo di rialzi più tardi della Fed, è ancora in modalità rialzista, senza segnalare alcuna pausa. Anche perché gli effetti delle decisioni dell'ultimo anno ancora non si vedono appieno. "La trasmissione della politica monetaria attraverso le banche si rafforzerà nei prossimi mesi" visto che, in base ai tempi di funzionamento della politica monetaria, "il pieno impatto sull'economia della stretta considerevole dell'ultimo anno si avrà nei prossimi due anni", ha detto il capo economista della Bce, Philip Lane, parlando ad una conferenza proprio negli Stati Uniti.

Un nuovo rialzo, da 25 punti, nella riunione del 27 luglio è quindi scontato. Meno scontato quello della riunione di settembre. Serviranno i nuovi dati, sia sull'inflazione che sull'andamento dell'economia, perché si allarga il fronte dei Paesi, come l'Italia, che vogliono evitare di mettere ulteriormente in difficoltà imprese e famiglie con una nuova stretta al credito. "Non si può pensare di intervenire solo con l'aumento dei tassi contro l'inflazione", ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, convinto che il metodo di continui annunci spaventa i mercati e crea una minor fiducia negli investimenti.

Rodolfo Ricci

( 13 luglio 2023 )

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