Il caro energia e l'impennata dell'inflazione, la revisione del Patto di stabilità, il processo di ratifica del Mes e l'unione bancaria: è ripartito da qui, in occasione della prima riunione del 2022, il lavoro dell'Eurogruppo convocato a Bruxelles sotto la presidenza del ministro delle Finanze irlandese, Paschal Danohoe. L'incontro - a cui seguirà oggi quello del Consiglio dei 27 ministri delle Finanze Ue, l'Ecofin - è stato caratterizzato dall'esordio di ben quattro ministri (Germania, Olanda, Austria e Lussemburgo) e ha fornito l'occasione di analizzare l'evoluzione della ripresa economica alla luce della nuova ondata di contagi a cui l'Europa sta cercando di fare fronte contenendone l'impatto sulle attività produttive. Per partecipare alle due riunioni era molto atteso a Bruxelles il ministro dell'Economia Daniele Franco. Il quale ha dovuto tra l'altro fare il punto sulla mancata ratifica del Mes (tema politicamente divisivo a causa della posizione critica di M5S e Lega) da parte dell'Italia. All'appello mancano anche Germania, Francia e Portogallo.
A Parigi e Lisbona le ratifiche sono però in dirittura d'arrivo, mentre Berlino per completare la procedura dovrà attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale di Kharlsruhe, in arrivo entro un paio di mesi. La ratifica del Mes, ha ricordato fonti di Bruxelles, non è un adempimento fine a se stesso, ma riveste una particolare importanze per la costituzione di quel beckstop per la risoluzione delle crisi indispensabile per andare avanti sulla strada dell'unione bancaria. Sul tavolo i ministri il tema centrale è stato il dossier inflazione. Sulla spinta del caro energia, l'andamento dei prezzi al consumo nell'Eurozona ha fatto registrare a dicembre un incremento del 5% (stima ancora non definitiva), il livello più alto degli ultimi 25 anni.
E sebbene in molti, tra cui la Bce, continuino a considerare temporaneo questo rialzo, crescono i timori per l'impatto che il fenomeno potrebbe avere sui tassi d'interesse e sulle tasche dei cittadini. E mentre l'attuazione dei Pnrr nazionali va avanti senza grandi problemi (almeno in questa fase e al di là degli stop imposti a Ungheria e Polonia), i ministri hanno avuto la possibilità di avere un nuovo confronto sulla revisione del Patto di stabilità e crescita. Ascoltando in particolare quello che hanno detto i nuovi ministri delle Finanze di Germania, Christian Lindner, Olanda, Sigrid Kaas, e Austria, Magnus Brunner.
Nel frattempo è giunta la notizia che la Commissione europea ha erogato alla Romania 1,9 miliardi di euro in prestiti a titolo di pre-finanziamento del Recovery fund. Il pagamento fa seguito alle sovvenzioni da 1,8 miliardi di euro erogate al Paese lo scorso 2 dicembre. In totale, la Romania ha ora ricevuto il 13% (l'intera quota di pre-finanziamento disponibile) della dotazione assegnatale nel Recovery. Il Paese dovrebbe ricevere in tutto 29,2 miliardi di euro, di cui 14,2 miliardi in sovvenzioni e 14,9 miliardi in prestiti. Gli accordi tra Bucarest e Bruxelles su prestiti e sovvenzioni sono stati firmati separatamente per motivi procedurali legati ai cambiamenti intercorsi nel governo rumeno nell'autunno 2021. Le due componenti di finanziamento, spiega la Commissione Ue, si integrano in molti settori all'interno del piano di recupero e resilienza (Pnrr) rumeno. Ad esempio, i sussidi a fondo perduto andranno a sostenere progetti di ammodernamento delle ferrovie, mentre attraverso i prestiti il governo finanzierà lo sviluppo e la decarbonizzazione del trasporto su strada.
Rodolfo Ricci