Martedì 22 ottobre 2024, ore 7:30

Strasburgo 

L’Eurocamera chiede di tassare i super ricchi per ragioni di “equità” 

Unione europea, i conti tornano. Il modo in cui vengono spesi i fondi del bilancio comune (Mff 2021-2027) e le entrate per l’Ue sono "prive di errori rilevanti" e nel complesso il giudizio sull’affidabilità dei conti del 2023 è "positivo". La Corte dei conti dell’Ue, nella relazione dedicata al budget a dodici stelle, non identifica particolari criticità, per quanto l’inflazione rischia di rosicchiare fondi importanti per il funzionamento del club dei 27 e le loro politiche. Nello specifico i revisori di Lussemburgo stimano che il bilancio dell’Ue possa perdere quasi il 13% del proprio potere d’acquisto entro la fine del 2025. Tra l’altro, nel 2023 il debito dell'Ue ha subìto un'impennata, raggiungendo il livello record di 458,5 miliardi di euro, dai 348 miliardi del 2022, con un aumento del 32%, per effetto principalmente dei nuovi prestiti assunti del Recovery fund, pari a 268,4 miliardi.

È l'allarme mette in evidenza il rischio della sostenibilità dei conti per un budget sempre più sotto pressione. A pesare è anche l'effetto negativo dell'inflazione, che si stima ridurrà il potere d'acquisto del bilancio comunitario del 13% entro la fine del 2025. Poi la trovata dell’Eurocamera. Nient'altro che una "questione di equità". Nell'autunno delle manovre e dei Psb, l'idea di una tassa per i super ricchi si fa spazio anche in Europa: l'endorsement è arrivato dal vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, davanti agli eurodeputati riuniti a Strasburgo.

Nessuna iniziativa personale di Bruxelles - almeno per il momento - ma la conferma del sostegno al lavoro portato avanti dal G20 e un'esortazione all'Ocse a chiudere quanto prima i negoziati sulla redistribuzione dei profitti delle multinazionali. Netta però la chiusura del Ppe e dei Conservatori di Ecr di Giorgia Meloni, per i quali la sola ipotesi evoca "l'oscurantismo della patrimoniale tanto amata dalla sinistra", ha attaccato l'europarlamentare di FdI, Denis Nesci, prendendo di mira anche la segretaria del Pd, Elly Schlein. "La lotta contro le disuguaglianze" viene vista come una priorità per l'Ue che, davanti sfida della transizione green e tech, vede nella tassa sui paperoni risorse fresche. Un'iniziativa dei cittadini del continente - che finora ha raccolto quasi 350 mila firme - ha richiamato Bruxelles all'ordine, chiedendo una proposta di direttiva comunitaria. E in Francia il neopremier francese Michel Barnier ha annunciato di voler usare la scure sui super ricchi per combattere il debito pubblico.

A sostenere le ragioni del sì sono Socialisti, Verdi, Sinistra e persino i Patrioti, per i quali però - soprattutto nella fronda lepenista - il mantra della "sovranità nazionale" si ripete sull'uso dei proventi. Davanti però c'è il muro del Ppe, per cui non è questa la strada giusta da seguire e dell'Ecr. L'idea è anzi "pericolosa" e, ha avvertito Nesci, "soffoca la crescita, scoraggiando gli investimenti e allontanando i capitali". Per scongiurare l'emorragia, è la precisazione di Bruxelles, il lavoro dovrà essere internazionale. Il Brasile di Lula ha messo al centro della sua presidenza del G20 la proposta di un'imposta minima pari al 2% dei patrimoni dei 3mila miliardari globali. E a sostegno si sono espressi Francia, Germania, Spagna e Sudafrica.

Nella cornice dell'Ocse, l'accordo storico che ha trasformato in realtà la global minimum tax al 15% per le multinazionali dovrà essere completato nella parte dedicata alla redistribuzione dei profitti. L'apertura Ue in vista del von der Leyen bis però è chiara: "Le persone con un patrimonio netto molto elevato paghino la loro giusta quota di tasse". E aiutano, diciamolo pure, a ripianare il grosso debito europeo.

Rodolfo Ricci

( 10 ottobre 2024 )

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