L'economia americana cresce più delle attese nel quarto trimestre confermandosi solida e resiliente di fronte all'inflazione e ai rialzi dei tassi di interesse. Nel periodo ottobre-dicembre il pil è salito del 2,9%, meno del +3,2% dei tre mesi precedenti ma più delle previsioni che scommettevano su un +2,6%. Il 2002 si è chiuso con una crescita del 2,1%, mostrando quindi un trend positivo rispetto alla contrazione dei primi sei mesi dell'anno. Il buon risultato non spazza però via i timori di una recessione: la crescita degli ultimi tre mesi del 2022 è infatti legata all'aumento delle scorte, mentre le spese personali dei consumatori - il motore dell'Azienda America - sono cresciute meno delle attese, segnando un aumento del 2,1%. In calo anche gli investimenti fissi, scesi del 6,7%, con quelli legati alle case crollati del 26,7%. Dati che mostrano quindi i primi effetti sull'economia dell'aggressiva campagna di rialzi del costo del denaro della Fed, ma che lasciano ancora aperta la porta a un 'atterraggio morbido'. La banca centrale americana è intenzionata a continuare con gli aumenti dei tassi seppure a una velocità ridotta, e la settimana prossima potrebbe optare - secondo le attese - per una stretta da un quarto di punto così da confermare il suo impegno nella lotta all'inflazione e guadagnare un pò di tempo per valutare l'impatto delle sue misure sulla ripresa.
Per la Fed la partita à complessa e va al di là della sola corsa dei prezzi. Le incertezze che pesano sull'economia sono infatti molte: dalla guerra in Ucraina alle tensioni commerciali con la Cina. Senza contare lo spettro della battaglia per l'aumento del tetto del debito: il timore è quello di uno scontro duro e prolungato che rischia di far pericolosamente avvicinare gli Stati Uniti al precipizio del default, come accaduto nel 2011. Il Tesoro ha messo in campo le misure straordinarie per evitare che il tetto del debito sia superato e per ora non c'è allarme.
La Fed guarda da lontano gli sviluppi fra la Casa Bianca che non vuole negoziare e i repubblicani in Congresso che chiedono tagli alla spesa per alzare il tetto del debito. Alla finestra anche le agenzie di rating: nel 2011, durante l'acceso scontro fra l'amministrazione Obama e la camera a maggioranza conservatrice, S&P aveva strappato agli Usa la tripla A e la paura, in questo nuovo round di trattative, è che anche Moody's e Fitch decidano di agire sul rating statunitense. Per Biden la battaglia del debito potrebbe rivelarsi cruciale nelle sue chance di rielezione alla Casa Bianca. Il presidente sarebbe intenzionato a ricandidarsi nel 2024 ma lo scandalo delle carte segrete e il nodo del debito potrebbero penalizzarlo, così come il caro vita. Al momento l'inflazione sembra allentare la presa, con anche i prezzi della benzina in calo. Ma la partita è ancora lunga e la Casa Bianca non vuole mollare, come dimostrato dalla 'strigliata' a Chevron per il piano di buyback da 75 miliardi di dollari. Le aziende - ha detto frustrata l'amministrazione Biden - dovrebbero usare i loro profitti record per aumentare la produzione e ridurre i costi per gli americani.
Sull’altra sponda dell’Atlantico, la Bce deve guardarsi dal dichiarare troppo presto vittoria contro l'inflazione, e non "c'è ragione per deviare dal corso delineato dalla presidente Christine Lagarde", perché "siamo ancora molto lontani dall'obiettivo d'inflazione al 2%", ha detto invece il presidente della Bundesbank, e membro del Consiglio Bce, Joachim Nagel in un'intervista allo Spiegel ripresa dalla Bloomberg. Nagel ha aggiunto che "sarei sorpreso se dovessimo alzare i tassi ulteriormente dopo i due passi già annunciati" riferendosi ai rialzi attesi per febbraio e marzo, dopo che Lagarde a dicembre aveva annunciato rialzi da mezzo punto percentuale per un certo periodo di tempo.
Anche Bostjan Vasle, il governatore sloveno, ha descritto - secondo una nota diffusa dalla banca centrale - come "adeguato" il piano che prevede di alzare i tassi di mezzo punto in ciascuno dei prossimi due meeting, il 2 febbraio e il 16 marzo. La Bce dovrebbe "continuare ad aumentare i tassi alle due prossime riunioni con una decisione simile a quella di dicembre", ha confermato Gabriel Makhlouf, membro del consiglio direttivo riferendosi al rialzo da mezzo punto percentuale varato il 15 dicembre. Il governatore irlandese ha aggiunto - secondo l'agenzia Bloomberg - che "non dovrebbe sorprendere vederci su questo percorso di rialzi dei tassi d'interesse oltre il primo trimestre", anche se le future decisioni della Bce dovranno essere legate ai dati macroeconomici che via via arrivano.
Rodolfo Ricci