Mercoledì 5 febbraio 2025, ore 5:08

Forum Wef 

L’élite di Davos fa i conti con guerre e protezionismo di Trump 2.0 

Un quadro piuttosto cupo per il decennio a venire: è quello delineato dal Global Risks Report del World Economic Forum, in un mondo sempre più frammentato, in cui le crescenti sfide geopolitiche, ambientali, sociali e tecnologiche minacciano la stabilità e il progresso. Il rapporto di Davos rivela che quasi due terzi degli oltre 900 esperti, politici e business leader intervistati prevedono un panorama globale turbolento entro il 2035. Oltre la metà si aspetta "una certa instabilità entro i prossimi due anni".

Le crescenti tensioni geopolitiche, l'erosione della fiducia globale e la crisi climatica stanno mettendo a dura prova il sistema globale come mai prima d'ora, sostiene Mirek Dusek, managing director del Wef. Secondo il rapporto, i conflitti armati tra Stati sono considerati il rischio globale immediato più urgente per il 2025, con quasi un quarto degli intervistati che li considera la preoccupazione maggiore per il prossimo anno. Per il secondo anno consecutivo, "misinformazione e disinformazione restano i principali rischi di breve periodo in base ai dati, che sottolineano "la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi governance, erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all'interno e tra le nazioni".

Altri rischi rilevanti di breve periodo sono gli eventi meteorologici estremi, la polarizzazione sociale, lo spionaggio informatico e i conflitti armati. I rischi ambientali dominano l'orizzonte di lungo periodo, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classifica dei maggiori rischi per i prossimi dieci anni. Il quinto rischio ambientale per rilevanza è l'inquinamento, percepito come minaccia significativa anche nel breve termine. Il sesto posto nel ranking di breve periodo riflette la consapevolezza crescente dei gravi impatti sulla salute e sull'ecosistema di un'ampia gamma di inquinanti nell'aria, nell'acqua e nel suolo.

Nel complesso, gli eventi meteorologici estremi sono stati identificati sia come rischi immediati, sia nel breve e nel lungo periodo. Il panorama di lungo periodo è inoltre offuscato "dai rischi tecnologici legati alla misinformazione, alla disinformazione e ai possibili impatti negativi delle soluzioni di intelligenza artificiale". Questi i temi che varranno affrontati al prossimo Wef di Davos. Tremila partecipanti, oltre 1.600 capi d'impresa, 60 fra primi ministri e capi di Stato. Fra questi, oltre all'intervento - solo in video ma potenzialmente dirompente - di Donald Trump il 23 gennaio e del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, a Davos ci saranno quasi tutti i vertici delle istituzioni europee e diversi premier, dallo spagnolo Pedro Sanchez al cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz.

Con l'eccezione di peso di Trump e del presidente argentino Javier Milei, e con la presenza del vice-presidente cinese Ding Xuexiang, i big al Forum economico mondiale saranno a prevalenza esponenti di quel mondo multilaterale che la nuova Casa Bianca si propone di mandare in soffitta. Riuniti da un Wef sotto il titolo 'Collaborazione nell'era dell'intelligenza' diranno la loro fra livelli di guardia delle tensioni geopolitiche, frammentazione economica, ritorno del nazionalismo, cambiamento climatico, social media che vogliono seppellire i 'legacy media' e intelligenza artificiale dal potenziale dirompente.

La consegna - nella Davos considerata la 'patria' dell'economia globalizzata invisa ai sovranisti dove si sono intessuti accordi di pace storici e George Soros per decenni ha lanciato i suoi strali contro il nazionalismo - sembra essere fare buon viso a cattivo gioco al Trump 2.0 iniziato fra promesse di dazi per tutti e minacce di annessione a Canada, Panama e Groenlandia.

Rodolfo Ricci

( 15 gennaio 2025 )

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