A sorpresa l'inflazione tedesca è salita al 2,8%, ben sopra l'obiettivo del 2% cui punta la Bce, provoca uno smottamento sui titoli di Stato europei, facendo balzare i rendimenti di circa dieci punti base in un giorno. Uno scossone mascherato dallo spread stabile, ma che rivela numeri problematici per la Bce: se l'inflazione tornasse a salire in maniera diffusa fra i Paesi dell'area euro metterebbe a rischio il percorso dei tassi dopo l'atteso taglio da 25 punti base a giugno. Il dato pubblicato da Destatis, l'ufficio statistico della Germania, è un punto a favore dei falchi che da settimane avvertivano, attenzione a dichiarare l'inflazione sconfitta.
L'inflazione è in accelerazione a maggio per il secondo mese consecutivo (2,8% da 2,4% di aprile e 2,3% di marzo), supera le stime (sarebbe stata 2,7% secondo gli economisti sentiti dalla Bloomberg) e secondo Bloomberg Economics nasconderebbe al suo interno un balzo al 3,2%, da 2,9%, dei prezzi 'core' depurati da alimentari ed energia. I dati risentono fortemente dei rinnovi salariali, con un +6,2% a inizio d'anno con cui i lavoratori tedeschi hanno cercato di recuperare potere d'acquisto dopo due anni d'inflazione alle stelle.
E c'è un effetto-base statistico, dato che l'indice dei prezzi di maggio 2024 si confronta con quello di maggio 2023, che aveva già iniziato una decisa decelerazione rispetto ai picchi di pochi mesi prima. Ma sono numeri che provocano una gelata nelle stanze della Bce. Il taglio dei tassi di giugno, ormai dato per scontato dai mercati, rischia di trasformarsi da inizio di una nuova fase di politica monetaria espansiva, in una grana complicata da spiegare agli investitori. Se la tendenza tedesca dovesse consolidarsi, o allargarsi fra gli altri Paesi europei (che risentiranno di simili effetti statistici, anche se con rivendicazioni salariali meno incisive che in Germania), sarebbe in forse l'ipotesi di tre tagli dei tassi nel 2024 su cui puntano in molti, anche fra i governatori più 'colombe'.
Significative le parole di Martins Kazacs, governatore 'falco' lettone: dopo il taglio di giugno, attenzione a non mettere il "pilota automatico" sui tassi. Una prospettiva che cala un punto interrogativo sulle previsioni degli investitori, tanto da far impennare i rendimenti dei Btp decennali (+11 punti base al 4, 01%) e dei Bund (+10 punti base al 2,69%) in previsione di tassi elevati più a lungo. Lo spread sale di poco, a 132, ma è evidente il quadro d'incertezza che tocca anche la Fed, alle prese con un'inflazione al 3,4% ad aprile. Un'inflazione più persistente impatterebbe anche sulla crescita globale. Il Chief Economists Outlook del Forum economico mondiale (Wef) prevede un "crescente clima di cauto ottimismo", più solido negli Usa e incerto in Europa dove la crescita sarà più debole fra le incertezze politiche (con le elezioni alle porte) e geopolitiche (con due guerre a poca distanza): il Fmi prevede 0,8% contro il 2,7% degli Usa.
In Italia, Istat fotografa una fiducia in lieve ripresa per i consumatori a maggio (96,4 da 95,2 di aprile) grazie al calo dell'inflazione, ma lontana dai valori, ben superiori a 100, precedenti alla fiammata d'inflazione causata dalla guerra in Ucraina.
Rodolfo Ricci