Ormai è diventata una situazione reale per l’ex locomotica d’Europa. L'economia dell'area euro in stagnazione, ma la Germania verso la recessione tecnica. Il quadro degli indici Pmi, che anticipano la crescita economica, parla di crisi con il settore dei servizi che si sta sgonfiando anche lui, dopo aver controbilanciato per mesi il declino della manifattura. Ma rallentano anche i prezzi, aprendo ad un potenziale ritmo più deciso nel taglio dei tassi da parte della Bce. Gli indici di S&P Global dicono che la Germania, alle prese con una crisi delle ragioni di scambio che ha colpito il suo modello economico e con le case auto esposte al braccio di ferro commerciale con la Cina, dopo un secondo trimestre in negativo (-0,1% di Pil) rischia di fare il bis nel terzo.
Anche a settembre infatti il manifatturiero è in profondo rosso (42,4, lontano da 50 che separa la contrazione dall'espansione) e anche i servizi rallentano ad appena 50,6. "È in corso una recessione tecnica" con una stima per il Pil a luglio-settembre pari a -0,2% secondo Cyrus de la Rubia, capo economista alla Hcob che elabora i Pmi. Se i politici di alcuni Paesi partner salutano il paragone ora favorevole con il 'motore economico Uè, non è comunque una bella notizia per un'economia integrata come quella europea. A settembre anche la Francia va giù, col Pmi in contrazione a 47,4 punti dopo la fiammata dei servizi per le Olimpiadi. Gli indici Pmi di settembre per l'Italia arriveranno ai primi di ottobre, ma diversi economisti parlano di stagnazione estiva.
Da ultimo Confcommercio prevede crescita zero a luglio-settembre. Per l'intera area euro, le stime 'flash' di S&P indicano un'attività manifatturiera che continua da due anni in profondo rosso e ora trascina anche i servizi. E così l'indice complessivo di settembre segna il calo più elevato degli ultimi 15 mesi portandosi a 48,9 dal 51 di agosto. "Considerato il rapido declino dei nuovi ordini e di quelli in fase di lavorazione, non serve una grande immaginazione per prevedere un nuovo indebolimento dell'economia", dice de la Rubia. A differenza degli Usa, in Europa la stretta monetaria per fermare l'inflazione a due cifre rischia di provocare un "atterraggio duro" dell'economia secondo S&P Global. Alzando ora la pressione sulla Bce, vista anche la frenata dei prezzi indicata dai Pmi. Il 'copione' per Francoforte finora raccontava di tagli dei tassi graduali, da 0,25 punti ogni trimestre. Dopo giugno e settembre, il prossimo sarebbe arrivato a dicembre e poi così nel 2025.
Ma ora, con un peggioramento repentino della crescita, sale il rischio che la Bce sia costretta ad accelerare i suoi tagli, dice Tullia Bucco, economista di Unicredit. "Se l'attuale debolezza dovesse prolungarsi a fine anno con effetti sul mercato del lavoro, diverrebbe difficile per la Bce mantenere il ritmo trimestrale dei tagli".
Tornado alla Germania , il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck ha incontrato ieri a Berlino i massimi responsabili dell’industria dell’auto nazionale, indicando che occorre dare segnali "giusti" al mercato per creare fiducia tra i consumatori sul futuro dell’auto elettrica. Habeck ha affermato che sosterrà l'industria automobilistica tedesca ma è titubante nell'aumentare le tariffe sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese. Però ad agosto le vendite in Germania sono calate del 68%, effetto della fine dei sostegni pubblici all’acquisto. L'industria automobilistica nel Paese è nel mezzo di una crisi per quanto riguarda la produzione di veicoli elettrici: i produttori si lamentano della concorrenza della Cina, che riesce a mantenere bassi i costi di produzione grazie ai sussidi. Tre aziende automobilistiche tedesche, tra cui Volkswagen, stanno valutando la chiusura di alcuni stabilimenti nel tentativo di aumentare la redditività.
Rodolfo Ricci