"La prima sfida è definire regole commerciali eque con la Cina. E questo è sicuramente uno dei temi discussi al G7". Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire in un punto stampa in avvio dei lavori del G7 Finanze a Stresa arriva subito al punto centrale. "La Cina è un nostro partner economico ma ha una sovraccapatità industriale e il G7 deve presentare un fronte unito per proteggere i propri interessi industriali: devono essere usati tutti gli strumenti a nostra disposizione a livello G7 o a livello europeo per proteggere i nostri interessi industriali e per proteggere noi da un commercio non giusto", ha detto Le Maire, aggiungendo che comunque "dobbiamo assolutamente evitare una guerra commerciale": non è nell'interesse degli Usa, né della Cina, né dell'Europa.
"Non risparmierò alcuno sforzo per difendere i nostri interessi internazionali, i nostri lavoratori, i piano industriali", ha aggiunto. Una posizione condivisa integralmente dal ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner.
Allora iI G7 prova a cambiare argomento e cerca di trovare un accordo sull'utilizzo degli asset russi, cosa non semplice, la situazione è complessa e raggiungere un compromesso tra le posizioni all'interno del G7 non è facile, anche per le riserve delle banche centrali. Insomma, riuniti al G7 delle Finanze di Stresa, i sette grandi però ci stanno lavorando, stanno facendo appello anche ad una "certa creatività", e probabilmente in vista del vertice dei capi di Stato di metà giugno qualcosa sarà messo a punto per fare in modo che una soluzione valga per l'oggi e anche per il futuro. Il vertice dei ministeriale è ufficialmente iniziato, e Giancarlo Giorgetti fornisce già un quadro della situazione e, dopo un bilaterale con la segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, arrivata sul lago prima di tutti, spiega le difficoltà ma anche le possibilità di una intesa almeno preparatoria.
"Io devo essere ottimista", sintetizza il ministro, non dimenticando tutti i distinguo del caso. La questione è complicata, "dobbiamo trovare una solida base legale", ha affermato, dicendosi però sicuro che tra le mura del Grand Hotel Des Iles Borromes i ministri saranno in grado in questa due-giorni di fare dei progressi. "Molto faticosamente si è trovato un compromesso sui profitti di oggi, il problema è come trasferire la stessa base giuridica sul futuro. Serve una nuova regolamentazione a livello europeo ma ci sono le elezioni e tutto si complica". Gli interessi sugli asset russi congelati serviranno a ripagare il prestito che verrà erogato in un'unica soluzione ne 2024 o presumibilmente nel 2025.
La spinta a fare di più, ad essere più ambiziosi sul tema, era arrivata in mattinata da Janet Yellen decisa, dopo la tappa in Germania, a mettere subito le cose in chiaro anche in sede G7, ribadendo la posizione degli Stati Uniti. La segretaria al Tesoro Usa è andata dritta al punto. "Sosteniamo la decisione dell'Ue di utilizzare i profitti straordinari derivanti da queste attività, ma dobbiamo anche continuare il nostro lavoro collettivo su opzioni più ambiziose agendo insieme", ha sottolineato. La mancata adozione di ulteriori misure non è un'opzione, ha scandito. Stesso atteggiamento rispetto alla posizione da tenere davanti alla Cina che con prodotti a basso costo sta inondando i mercati internazionali. Yellen ha invocato "un fronte chiaro e unito", perché non si tratta di una questione bilaterale tra Stati Uniti e Cina. L'eccesso di capacità è una minaccia per la redditività delle imprese di tutto il mondo, compresi i mercati emergenti. Il fronte non sembra affatto unito invece sul tema della tassazione.
Gli Stati Uniti hanno respinto la proposta di una tassa sui miliardari, ma non sembrano voler cedere nemmeno sulla global tax. Giorgetti in questo caso si mostra pessimista e prevede una fumata nera. Il tempo stringe in vista della scadenza di giugno per un accordo sul primo pilastro, ma i progressi mancano. A preoccupare è infine inevitabilmente anche il fronte mediorientale e Yellen non può fare a meno di citare gli ultimi sviluppi, con la minaccia di Israele di escludere le banche palestinesi dalle loro corrispondenti banche israeliane.
Rodolfo Ricci