Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:39

Bruxelles 

Dazi Ue sulle auto elettriche cinesi: vera sfida tra Bruxelles e Pechino 

La strategia del de-risking inaugurata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha sortito i suoi primi effetti alle ultime battute della legislazione europea che si sta concludendo: dal 16 agosto entreranno in vigore i primi dazi europei contro il biodiesel di Pechino. È un contesto che vede il vecchio continente e il colosso asiatico mai cosi lontani da un punto di vista commerciale. Ma attenzione: non tutti i 27 in realtà sono su questa linea: Francia e Germania hanno mal digerito le misure di anti dumping comunitarie ma la conferma di Ursula ha deluso le aspettative di chi sperava in un ammorbidimento della strategia Ue verso la Cina.

Il punto di partenza della dottrina del de-risking inaugurata da von der Leyen è la perdita di competitività di Bruxelles rispetto ai giganti americano e cinese. Sarà questa, e lo ha ribadito nel suo discorso di insediamento, una delle emergenze che la nuova Commissione affronterà in via prioritaria. A metà settembre il report di Mario Draghi indicherà una le possibili vie da seguire: ma una di queste sembra essere già tracciata e passa necessariamente per misure anti-dumping contro le aziende cinesi che, con la copertura statale, vendono prodotti necessari all'Ue. Il dominio della Cina è evidente innanzitutto nel settore della transizione e, in particolare, in quello delle auto elettriche. Nella seconda metà di luglio, a seguito di un'indagine iniziata alla fine del 2023 sulla base delle denunce dei produttori europei la Commissione ha annunciato l' imposizione di dazi antidumping tra il 12,8% e il 36,4% sul biodiesel importato dalla Cina. Le misure entreranno in vigore e potrebbero rivoluzionare un mercato da 31 miliardi di euro all'anno che finora ha visto le aziende cinesi esportare 1,8 milioni di tonnellate di biodiesel all'Ue. Pechino ha reagito con veemenza facendo sentire tutto il suo disaccordo.

Ma già dal giugno scorso aveva posto le basi per una reazione concreta alla mossa dell'Ue, mettendo in campo un'indagine antidumping sulla carne di suino esportata dai paesi Ue, Ma la strategia del de-risking dell'Ue non è fatta solo di dazi. Attraverso accordi con uno spettro di Paesi terzi che va dalla Norvegia agli Stati dell Africa australe Bruxelles sta provando a uscire dal cule de sac della dipendenza dalla Cina sulle materie critiche. Finora il 90% delle cosiddette terre rare utilizzate dall'Ue proveniva dalla Cina. Ma nel giro di pochi anni von der Leyen vuole ridurre questa percentuale attraverso l'estrazione di materie critiche in Ue e intese con Paesi terzi considerati più affidabili. La Commissione, tuttavia, deve fare i conti con i singoli Paesi.

La Francia e soprattutto la Germania sono commercialmente legate a doppio filo con Pechino e hanno più volte cercato di frenare il nuovo trend dell'esecutivo Ue. E Pechino, allo stesso tempo, in questi mesi proverà a sfruttare il suo principale alleato in Europa: l'Ungheria, che è anche presidente di turno. Budapest, mentre l'Ue cerca di allontanarsi da Pechino, ha spalancato le porte a Xi Jinping e agli investimenti diretti del Dragone. L'ultima missione di Viktor Orban a Pechino ha sedimentato un rapporto che per la Cina è sempre più geopolitico. Un esempio? Nel gennaio scorso Byd, il più grande produttore di veicoli elettrici al mondo, ha annunciato l'apertura di un impianto proprio in Ungheria.
Resta un dato di fatto: secondo la Commissione europea c'è il rischio che la crescente presenza dei veicoli elettrici cinesi possa frenare lo sviluppo dell'industria europea, con perdite per 2,5 milioni di posti di lavoro diretti e 10,3 milioni indiretti senza interventi da parte dell'Ue.

La risposta di Pechino non si è fatta attendere. La Cina spera che l'Ue "lavorerà nella stessa direzione e mostrerà sincerità nel portare avanti la consultazione sull'indagine antisovvenzioni" relativa all'import dei veicoli elettrici made in China. Il ministero del Commercio ha osservato che "la consultazione dovrebbe basarsi su fatti e regole e dovrebbe portare a una soluzione accettabile per entrambe le parti il prima possibile", ha detto il portavoce He Yadong. "Finora, la Cina e l'Ue hanno tenuto numerosi cicli di consultazioni a livello tecnico. C'è ancora una finestra di quattro mesi prima che venga presa una decisione definitiva", ha aggiunto He.

Ma i dazi non sono un obiettivo in sé, "sono un mezzo per correggere una situazione ingiusta, vogliamo arrivare ad una soluzione: vogliamo il dialogo con le nostre controparti cinesi e questo dialogo sta avendo luogo", ha detto il portavoce della Commissione europea.

Rodolfo Ricci

( 2 agosto 2024 )

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