La rottura tra gli Usa e l’Unione europea si consuma tra le nevi di Davos. Peter Koenig, analista geopolitico ed ex economista senior della Banca Mondiale e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in cui ha lavorato per oltre 30 anni in tutto il mondo, considera il World Economic Forum in chiusura a Davos più grottesco che mai, dato che punterebbe solo a “robotizzare e de-popolare”. Trump ha firmato gli ordini esecutivi che affossano il green. Ma l’Europa va dritta per la sua strada. Guerre, eventi climatici estremi, disinformazione, biodiversità: le questioni sociali ed economiche vengono solo dopo nella classifica dei rischi globali individuati dal consueto spettacolo del World Economic Forum (Wef), che ha catturato e dominato Davos per una settimana, trasformato ogni anno in un ritrovo d'élite per i piccoli piaceri dei ricchi e famosi che partecipano allo spettacolo glamour. Quest’anno, riferiva Peter Koenig - i partecipanti d’élite sono stati protetti e difesi da attacchi terroristici dai caccia dell’esercito svizzero. Il tema era “Collaborazione per l’era intelligente”, con cinque priorità tematiche “facilmente riassunte in ’come robotizzare l’umanità’ tranne, ovviamente, la creme de la creme”. Oxfam ha presentato a Davos il suo report sulla disuguaglianza, che fotografa una forbice vertiginosa a livello globale. Ma questi dati drammatici servono alle élites di Davos solo come pretesto per prendere le distanze da Trump, che ormai con la vecchia Europa ha ben poco da condividere. Koenig insinua il dubbio che in realtà sia proprio Davos, guidata dall’onnipresente Klaus Schwab e dalle retroguardie di Soros, a voler “controllare e schiavizzare” la popolazione europea sulla falsariga della Cina. Un progetto suicida portato avanti a gran velocità “sotto il tetto delle sacrosante Nazioni Unite (Onu)”, che negli ultimi decenni avrebbero favorito il deep state, ovvero “gli uomini in nero con le cravatte rosse”. Gli stessi che vorrebbero delegare a Tedros, direttore generale dell’Oms, i poteri di decidere sulla salute, sulle malattie e sulla morte nei 193 Paesi membri dell’Onu. Nel giugno 2019, curiosamente pochi mesi prima dell’inizio della pandemia Covid, l’Onu e il Wef hanno firmato un accordo di cooperazione, sostenendo gli obiettivi comuni espressi nel Great Reset del Wef e nell’Agenda 2030 dell’Onu, che “ha smesso da tempo di essere neutrale”. La mossa recente di Trump comporterà invece che gli Stati Uniti lascino l’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite tra 12 mesi e interrompano tutti i contributi finanziari al suo lavoro. Gli Stati Uniti sono attualmente di gran lunga il principale finanziatore dell’Oms, con un contributo pari a circa il 18% dei suoi fondi complessivi. L’ultimo bilancio biennale dell’Oms, per il 2024-2025, è stato di 6,8 miliardi di dollari. La Bill and Melinda Gates Foundation si prenderà così l’Oms diventando primo finanziatore dell’ente con 646 milioni. Si va quindi verso la presa degli oligarchi e della Gavi Alliance (Global Alliance for Vaccines and Immunization) nell’Organizzazione che dovrebbe decidere della nostra salute. Trump prende le distanze dalle organizzazioni internazionali. A Gates regala il “giocattolo” sanitario, prima di prendere presto congedo anche dalla Nato, i cui nuovi dettami all’Europa comporteranno tagli ai salari e al welfare, accrescendo il potere economico degli Usa che in molte produzioni europee sono presenti con varia componentistica. Israel Shamir, controverso giornalista svedese (suo figlio Johannes Wahlström è portavoce di WikiLeaks in Svezia), unisce i puntini di molte incongruenze a livello globale. Troppi elementi della guerra ucraina non hanno senso. Perché la Russia si muove così lentamente verso ovest? Perché non ci sono attacchi rapidi e decisivi, a favore o contro di loro? Quali sono i veri piani di Stati Uniti e Regno Unito? Gli Stati Uniti vogliono davvero indebolire la Russia? Shamir ha incontrato un professore svedese che in anonimato rivela che la guerra ucraina avrebbe senso solo se si presumesse che questa sia una guerra degli Stati Uniti contro l’Europa per il dollaro americano. Gli Stati Uniti, in pratica, fanno combattere la Russia in Ucraina mentre dissanguano l’Ue, stretta nel giogo di Davos. Il Regno Unito, da parte sua, cercherebbe di dissanguare sia gli Usa che l’Ue. La questione più importante di tutti questi colpi di scena e di questi movimenti degli ultimi anni resterebbe insomma il destino del dollaro americano. In particolare, della sua supremazia nel mondo economico, che da sola genera un reddito fino a mille miliardi di dollari all’anno per gli Stati Uniti. “È assolutamente impossibile che gli Stati Uniti lascino che il dollaro scivoli al secondo o terzo posto tra le valute mondiali. L’inflazione salirebbe alle stelle e il tenore di vita si abbasserebbe a dismisura. La tempesta politica che ne deriverebbe potrebbe facilmente distruggere il Paese. Quindi, gli Stati Uniti preferiscono vedere il mondo andare in rovina piuttosto che tollerare la scomparsa del dollaro”. E se a prima vista la Cina potrebbe sembrare l’unico Paese con un’economia abbastanza grande da superare quella americana, serve ricordare che nel commercio internazionale lo yuan cinese è solo al quarto posto, con meno del 5% di tutti i pagamenti. E’ l’euro a rappresentare il 20% delle riserve valutarie mondiali. In questo modo, l’euro ha “rubato” posizioni del dollaro, dieci volte di più dello yuan. In questa lettura l’ostilità tra Stati Uniti e Russia sembra quasi essere concordata. “Le due superpotenze hanno una lunga storia di unione delle forze contro un nemico comune. Lo avevano fatto sia formalmente durante la Seconda Guerra Mondiale sia informalmente durante la Crisi di Suez del 1956. Quell’azione congiunta aveva spezzato la schiena agli imperi francese e britannico. Gli Stati Uniti e la Russia agiscono ancora insieme, anche se non è così visibile”. I nemici americani sono ora Ue, Regno Unito e Cina. Il Regno Unito non ha mai smesso di esserlo dalla Rivoluzione Americana. Prima della Brexit, gli americani sembravano aver promesso agli inglesi un accordo molto vantaggioso: avrebbero dovuto abbandonare l’Ue e, in cambio, gli Stati Uniti avrebbero firmato un accordo di libero scambio con loro. Il Regno Unito immaginava di poter svolgere un ruolo simile a quello di Hong Kong nei confronti dell’Unione Europea, raccogliendo benefici da entrambe le sponde dell’Atlantico. Tuttavia, dopo la Brexit, quando si era trattato di negoziare concretamente, gli americani avevano presentato richieste che i britannici non potevano accettare, come nel campo agricolo e degli ogm. Ed ecco che per vendicarsi il Regno Unito aveva deciso di interferire e di sconvolgere il piano americano per una rapida vittoria russa. Ricordate Boris Johnson? Aveva subito preso l’iniziativa e fornito agli ucraini due miliardi di dollari di equipaggiamento militare, “consigliando” loro di non firmare alcun trattato di pace con Putin. La guerra si è trascinata. A malincuore, gli americani hanno dovuto fingere fingere che la fornitura di attrezzature militari all’Ucraina fosse anche il loro obiettivo. Washington - conclude il professore svedese - flirta con Mosca “sicuramente non per il suo amore per la Russia. Ma perché questa linea d’azione serve ai loro obiettivi. Danneggia e indebolisce l’Ue, soprattutto la Germania, la cui prosperità postbellica è stata costruita grazie alle risorse russe a basso costo. Inoltre, gli Stati Uniti temono una sconfitta russa, che porterebbe sicuramente a notevoli disordini interni e persino alla disgregazione del Paese. Davvero gli Stati Uniti vogliono una vittoria russa? “L’accordo cardine tra i due Paesi sembra essere che gli Stati Uniti abbandoneranno l’Europa e la lasceranno alla Russia per esplorarla e proteggerla. In cambio, la Russia non stringerà un’alleanza militare con la Cina. Ma consegnare semplicemente l’Europa alla Russia non è fattibile. Putin deve conquistare questo privilegio in una guerra, e dall’esterno la vittoria deve sembrare reale. Si tratta di un incontro truccato in cui il vincitore è già stato scelto; tuttavia, egli deve dimostrare forza e coraggio per convincere il pubblico che il titolo è stato vinto in uno scontro leale. Il suo naso deve sanguinare, forse più di una volta, ma alla fine deve prevalere. Così, gli Stati Uniti fingono di aiutare l’Ucraina come possono, mentre, in realtà, la loro assistenza frammentaria serve solo a ritardare la vittoria russa per renderla più digeribile agli europei. Alla fine, la Nato sarà scartata e gettata via dagli Stati Uniti come una lattina vuota”.
Raffaella Vitulano