I Ieader delle istituzioni Ue e i capi di stato e di governo di oltre 40 Paesi dell’Europa continentale si sono dati appuntamento a Budapest, ospiti del premier ungherese Viktor Orbán, per il quinto incontro della Comunità Politica Europea. Il protrarsi della guerra in Ucraina, la sicurezza economica e la difesa al centro del vertice: tutti temi che non possono che essere letti alla luce del prossimo ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Al suo arrivo alla Puskas Arena di Budapest - dove ieri si è tenuto anche il vertice informale Ue -, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito le sue congratulazioni al tycoon "per la sua chiara vittoria" alle elezioni americane. "Non vedo l’ora di lavorare ancora con lui per rafforzare il legame transatlantico", ha dichiarato la leader Ue, forte di alcune esperienze dal suo (di Trump, ndr) precedente mandato.
Nessun allarmismo sull’agenda isolazionista trumpiana: "Sarà importante analizzare insieme quali sono i nostri interessi comuni e lavorare in base a questi", ha indicato von der Leyen. Uno su tutti: "È nel nostro interesse comune non permettere agli autocrati di intimidire gli altri". Una mano tesa verso l’altra sponda dell’Atlantico, nel tentativo di assicurarsi che Trump non volti le spalle all’Ucraina e continui a sostenere una pace fondata sul diritto internazionale. Prendendo in prestito le parole di Charles Michel, presidente uscente del Consiglio europeo, che continui la battaglia a favore della Carta delle Nazioni Unite e dell’integrità e della sovranità degli Stati. Anche Mark Rutte, neo-segretario generale della Nato, al suo arrivo a Budapest si è congratulato con Trump per il "grande successo" elettorale e l’ha invitato a sedersi al tavolo per capire come affrontare la Corea del Nord, che assieme alla Cina e alla Russia lavorano assieme contro l’Ucraina. Nel 2019 Trump fu il primo presidente americano a varcare il confine della Corea del Nord e a incontrare Kim Jong-un, ma ora l’aiuto di Pyongyang a Putin "non è una minaccia solo alla parte europea della Nato, ma anche agli Stati Uniti", ha avvertito Rutte. Al di là di quel che succederà a Washington dopo l’insediamento del nuovo presidente, Michel ha sottolineato che Bruxelles ha un piano per un’Unione europea più stabile e prospera, perché diventi maggiormente "padrona del proprio destino".
E sull’Ucraina, questo significa proseguire con più equipaggiamento militare, più mezzi finanziari e più sostegno politico. Non proprio l’idea del padrone di casa a Budapest: nel suo intervento d’apertura, di fronte anche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Orbán ha immediatamente colto l’occasione per rilanciare la sua personalissima missione di pace.
"Ho lanciato una missione di pace e sono grato al presidente Erdogan per aver sostenuto i miei sforzi", ha evidenziato Orbán, secondo cui il suo sforzo ha avuto il merito di innescare la discussione sui modi per sostituire la strategia di guerra con una strategia di pace.
Secondo il premier magiaro non ci saranno alternative: "Continua a esserci una massiccia maggioranza pro-guerra nell’Unione europea nonostante gli esperti militari vedano una sconfitta della strategia europea sul campo di battaglia", ha denunciato ai colleghi della Comunità Politica Europea. Ma le indicazioni del rapporto sulla competitività sono già urgenti, "data la situazione economica in cui siamo oggi. Sono diventate ancora più urgenti dopo le elezioni negli Stati Uniti. Non c’è alcun dubbio che la presidenza Trump farà grande differenza nelle relazioni tra gli Stati Uniti e l’Europa, ma non necessariamente tutto in senso negativo, certamente noi dovremmo prenderne atto". È questa l’indicazione che da tempo manda Mario Draghi che nella riunione straordinaria del Consiglio europeo presenterà la sua ricetta per il rilancio economico della Ue.
"Ci sono grandi cambiamenti in vista e credo che quello che l’Europa non può più fare è posporre le decisioni. Come avete visto in tutti questi anni si sono posposte tante decisioni importanti perché aspettavamo il consenso. Il consenso non è venuto, è arrivata solo uno sviluppo più basso, una crescita minore, oggi una stagnazione", ha sottolineato Draghi: "Mi auguro che ritroveremo uno spirito unito". Come dire: è indispensabile ma non è la prima cosa. Quello che il rapporto dice è che ci sono moltissime altre decisioni che si possono prendere senza affrontare immediatamente il problema del finanziamento pubblico comune. Questo è chiaramente necessario per alcuni progetti comuni, di comune interesse europeo, ed è previsto che per questi progetti vi sia finanziamento comune. "Un esempio sono le interconnessioni nel campo dell’energia".
Rodolfo Ricci