Siamo arrivati all’ultimo giorno di scuola per i parlamentari di Strasburgo. Con l'arrivo delle elezioni europee di giugno infatti la legislatura Ue volge al termine e per gli eurodeputati, impegnati nei prossimi giorni nelle rispettive campagne elettorali nei 27 Stati membri, è giunto il momento di tirare le fila del lavoro fatto. All'apertura della nona legislatura europea, nell'estate 2019, gli Stati membri dell'Ue erano ancora 28. La fase finale della Brexit, e l'abbandono definitivo dell'emiciclo di Strasburgo da parte degli britannici nel gennaio 2020, è stata la prima grande sfida del quinquennio 2019-2024. Il trauma dell'uscita di Londra sembrava destinato a caratterizzare tutta la legislatura ma l'arrivo della pandemia da Covid-19 ha cambiato bruscamente le priorità.
Con il mondo bloccato dal contagio, anche l'Eurocamera ha dovuto cambiare le procedure di lavoro: dal marzo 2020 le plenarie sono passate in formato remoto, riducendo gradualmente la presenza degli eurodeputati in aula e sospendendo i viaggi a Strasburgo fino all'estate del 2021. In quelle sessioni di lavoro però il Parlamento, assieme alla Commissione ed al Consiglio, ha posto le basi per la risposta alla crisi pandemica mettendo in piedi il piano vaccinale ed il Green Pass per permettere la circolazione all'interno dell'Unione. In quei mesi è stato anche negoziato il Recovery Fund: il più grande pacchetto finanziario mai realizzato da Bruxelles e varato in tempi record per affrontare le ripercussioni della crisi economica generata dalla pandemia.
Altro grande tema della legislatura, strettamente legato ai Piani nazionale di ripresa e resilienza, è stato il Green Deal. Il Pe ha avuto un ruolo centrale nel negoziare il pacchetto della transizione verde, che ha come obiettivo ultimo di proteggere la biodiversità e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Con il Green Deal sono state introdotte misure forse troppo ambiziose come l'abbandono progressivo dei carburanti fossili e dei motori a scoppio. Tra i risultati più importanti dell'attuale legislatura ci sono poi alcune pietre miliari del nuovo approccio Ue al mondo digitale.
Dal Pe sono usciti testi come il Digital Services Act (Dsa) che stabilisce standard chiari sul modo in cui le società online operano secondo il principio guida 'ciò che è illegale offline dovrebbe essere illegale onlinè. O come la legge sui mercati digitali (Dma) che stabilisce obblighi per le grandi piattaforme online che agiscono come 'guardiani' del mercato digitale. L'approvazione del AiAct, la prima legge globale al mondo sulla regolamentazione dell'intelligenza artificiale, è stato l'ultimo traguardo in ordine cronologico.
Quando ancora gli effetti della pandemia mordevano il Vecchio continente è scoppiata l'altra grande crisi della sua storia recente: l'invasione russa dell'Ucraina. Dall'inizio delle ostilità, nel febbraio 2022, l'Ue, con l'Eurocamera in prima fila, ha sostenuto Kiev nella sua lotta di resistenza, condannando fermamente e ripetutamente la guerra di aggressione russa, varando tredici pacchetti di sanzioni e uno schema di sostegno militare, il piano Asap, approvato in tempi record. La crisi ucraina non ha fermato l'iter di due grandi dossier: la riforma del Patto di migrazione e asilo e quella del Patto di stabilità. Entrambe sono state approvate ad aprile, all'ultimo mese disponibile per l'ok dell'aula ai testi legislativi.
Nel dicembre 2022 il Pe è stato travolto dallo scandalo Qatargate, con l'arresto di alcuni eurodeputati e le rivelazioni su una sospetta rete che avrebbe favorito le ingerenze straniere nei processi interni all'Ue. Per reagire allo scandalo, Strasburgo si è dotata di un nuovo regolamento contro le interferenze inasprendo controlli e aumentando il grado di trasparenza nei rapporti con le lobby. Infine, nello sforzo di avvicinare l'Ue ai cittadini il Pe ha avuto anche un ruolo determinante nell'organizzare e ospitare la Conferenza sul futuro dell'Europa, un'esperienza di democrazia diretta che ha coinvolto cittadini e istituzioni uniti. Una sfida che passa il testimone alla prossima legislatura che inizierà a luglio e che avrà 15 deputati in più.
L’Eurocamera infatti, a causa dei cambiamenti demografici occorsi in Europa da inizio legislatura, ha stabilito che il numero di parlamentari passerà dai 705 attuali a 720. Cresce quindi il numero di inquilini ma il cambiamento non toccherà gli equilibri elettorali di tutti i Paesi. Nessun cambiamento ad esempio arriva per l'Italia, dove gli eurodeputati rimarranno 76. Senza variazione anche la Germania con 96 rappresentanti, la Polonia con 53 o la Svezia con 21. A crescere di un seggio invece grazie alla loro variazione demografica saranno il Belgio, che passerà così a 22, la Danimarca che sale a 15, l'Irlanda a 14, la Lettonia a 9, l'Austria a 20, la Polonia a 53, la Finlandia a 15, la Slovenia a 9 e la Slovacchia a 15. Premiati con due seggi in più invece la Spagna che passa così a 61, i Paesi Bassi che passano a 31 e la Francia che vola a 81. Invariata la quota dei rappresentanti dei microstati Ue, Cipro, Malta e Lussemburgo, che mantengono quota 6 eurodeputati.
Rodolfo Ricci