Uno spettacolo “ingiustificabile, arbitrario, illegale e deprimente”. Sono questi gli aggettivi con cui la Cut ha definito l'interrogatorio a cui è stato sottoposto l'ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva. Una misura coercitiva decisa dalla magistratura nell'ambito di un'inchiesta per corruzione che vede coinvolti il colosso petrolifero statale Petrobas e il PT, il partito dei Lavoratori che Lula ha contribuito a fondare. L'iniziativa del giudice federale Sergio Moro ha scatenato la reazione dei sindacati che hanno parlato apertamente di un tentativo di golpe giudiziario. La paura delle élite conservatrici del paese sarebbe quella di una nuova candidatura di Lula nelle elezioni previste per il 2018. Un obiettivo evidentemente fallito considerando che l'ex presidente, a seguito dell'interrogatorio e di fronte a un ingente numero di sostenitori accorsi sotto la sua abitazione, ha annunciato la propria disponibilità a correre alle prossime presidenziali. Nel corso dei suoi due precedenti mandati, il presidente sindacalista aveva dimostrato come il paese potesse effettivamente emanciparsi dalla morsa delle forze conservatrici. Maggiore inclusione sociale, aumento del pil e del salario minimo (di ben il 53,6%), 15 milioni di nuovi posti di lavoro formali, 40 milioni di persone sottratte alla povertà sono alcuni dei risultati conseguiti durante i due suoi mandati presidenziali. E' proprio per sostenere Lula e sconfiggere le forse conservatrici che vorrebbero riprendere il controllo del paese, che la Cut ha lanciato una campagna in difesa dell'ex presidente sostenuta, fra gli altri, dall'Ituc e dalla Csa. Conquiste ha intervistato Franco Patrignani, responsabile dell'Inas in Brasile, per comprendere nel dettaglio le motivazioni dietro gli attacchi a Lula.
(L’intervista, a cura di Manlio Masucci, sarà pubblicata domani su Conquiste Tabloid)