Se il presidente eletto Donald Trump porterà avanti i programmi di nuovi dazi annunciati durante la campagna elettorale, l'economia mondiale si troverà di fronte a shock enormi sul piano della crescita e dell'inflazione. Questa considerazione, tutto sommato scontata, arriva dal vice-presidente della Bce Luis de Guindos durante un evento a Londra, secondo la Bloomberg. "Se una giurisdizione importante come gli Usa impone dazi del 60% su un'altra giurisdizione rilevante - diciamo la Cina - posso assicurarvi che gli effetti diretti e quelli indiretti e le deviazioni commerciali sarebbero enormi", ha detto de Guindos. Il numero due della Bce, il primo del Consiglio direttivo a parlare dopo che Trump è stato dichiarato vittorioso alle elezioni americani, ha aggiunto che ci vorrà tempo per valutare l'impatto del voto sull'economia. "Se mi si chiede se reagiremo immediatamente, no", ha detto. "Quello che faremo è incorporare nelle nostre previsioni le politiche commerciali annunciate che saranno annunciate dalla nuova amministrazione Usa. E prenderemo in considerazione tutti gli elementi.
La politica commerciale, l'evoluzione della domanda, l'evoluzione dei prezzi energetici". Intanto però Wall Street festeggia la netta vittoria di Donald Trump alle elezioni per la presidenza americana ma è sola, Asia ed Europa prendono le distanze spaventate soprattutto dai dazi. A volare sono stati il dollaro, il Bitcoin, che ha segnato nuovi massimi storici, la Borsa e in particolare il Nasdaq dove è partita a razzo la Tesla (+14%) del sostenitore Elon Musk. Sono saliti poi i rendimenti dei titoli di Stato americani mentre sono risultati nel complesso deboli le materie prime a partire dal petrolio. M dall’Eurotower è arrivata anche un’altra indicazione, solo apparentemente non collegata a Usa 2024.
Completamento di unione bancaria e completamento del mercato dei capitali, certo, ma soprattutto rafforzamento del settore bancario e collaborazione tra istituti, oltre che tra governi. Da Francoforte arriva un nuovo appello a smettere di pensare nazionale per pensare europeo in un mondo sempre più globalizzato. Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, non fa menzioni di casi specifici.
Non cita il tentativo di Unicredit di scalare la tedesca Commerzbank, però lascia intendere che potrebbe essere una delle chiavi per il successo economico europeo. "Le banche veramente europee possono diversificare efficacemente i loro rischi tra settori e regioni", ragiona Lagarde in occasione del decimo anniversario del Meccanismo di vigilanza unico. Banche europee e forti hanno la capacità di prestare di più su larga scala e quindi gestire progetti di finanziamento transfrontalieri che le banche più piccole focalizzate localmente non possono.
Ancora, ha continuato, "le banche più integrate hanno la massa critica per attrarre aziende in tutta l’area dell’euro per quotazioni in borsa, collocamenti di titoli di debito, transazioni di private equity, fusioni e acquisizioni e supporto alla crescita internazionale". Grandi e solidi gruppi possono fare molto comodo all’Europa, tiene a precisare la presidente della Bce. Guardando all’agenda politica e agli obiettivi che i gli Stati dell’Ue e dell’eurozona si sono dati, "per emergere più forti abbiamo bisogno di massicci investimenti sia nel capitale fisico che in quello umano", laddove massicci vuol dire che saranno necessari altri 5,4 trilioni di euro tra il 2025 e il 2031 "per promuovere la trasformazione verde, accelerare la digitalizzazione della nostra economia e rafforzare le nostre capacità di difesa militare".
Rodolfo Ricci