Partiamo da un dato non positivo: il tasso d'inflazione annuale dell'area dell'euro si è attestato al 7,0% nell'aprile 2023, in aumento rispetto al 6,9% di marzo. Un anno prima il tasso era del 7,4%. L'inflazione annuale dell'Unione europea è stata dell'8,1% ad aprile 2023, in calo rispetto all'8,3% di marzo. Un anno prima il tasso era dell'8,1%. Questi i dati pubblicati da Eurostat. Poi segue una conseguenza: serve del tempo per vedere pienamente gli effetti della politica monetaria, e quel tempo è quasi arrivato: la stretta avviata l'estate scorsa sui tassi e sugli acquisti dei titoli raggiungerà il suo massimo impatto sul Pil già quest'anno, mentre sull'inflazione arriverà l'anno prossimo.
La stima, basata su un'analisi della stessa Banca centrale europea, sembra allontanare la prospettiva di una prossima discesa dei tassi: secondo gli analisti consultati da Bloomberg, il primo calo dovrebbe arrivare nel secondo trimestre del 2024 e non più nel primo, come stimato in precedenza, proprio a causa del perdurare dell'inflazione. Gli economisti della Bce hanno utilizzato diversi modelli economici per riuscire a stimare gli effetti della normalizzazione monetaria decisa a dicembre del 2021 ed avviata a luglio 2022 con il primo rialzo dei tassi. In base ai risultati dell'analisi, l'inasprimento della politica monetaria eserciterà una importante pressione al ribasso sull'attività economica e sull'inflazione nel periodo 2023-25. La maggior parte dell'impatto sull'inflazione dovrebbe manifestarsi dal 2023 in poi, con un picco nel 2024. In media, i rialzi esercitano una pressione al ribasso sull'inflazione pari a due punti percentuali nel periodo 2023-25. La trasmissione all'attività economica è invece più rapida, con il picco dell'impatto sul Pil previsto nel 2023, anche qui con un effetto che comprime l'attività di due punti percentuali nella media dei tre anni.
Oltre ad aumentare i tassi d'interesse la Bce ha anche rallentato gli acquisti di titoli dei programmi App e Pepp, e da fine giugno fermerà anche i reinvestimenti dei titoli in scadenza. Il cosiddetto Quantitative tightening, da solo, ridurrà l'inflazione e comprimerà il Pil di poco più di 10 punti base ogni anno nel periodo 2023-25. Lo studio della Bce precisa però che le stime sull'impatto delle decisioni di Francoforte sono circondate da "estrema incertezza", perché i modelli su cui si basano riflettono differenze molto elevate nella trasmissione. Inoltre lo scenario è molto instabile, e quindi le previsioni basate su modelli fissi non riescono ad intercettare le molteplici variabili di questa fase.
La Bce specifica nello studio che continuerà a basare le sue decisioni sugli ultimi dati disponibili, come le indagini sui prestiti bancari o i dati sui consumi e sulla domanda. Un altro dato che la Bce monitora costantemente è l'inflazione di fondo, che non accenna a scendere. Gli analisti prevedono che resti ancora a lungo sopra il 2%, rientrando solo alla fine del 2024. Per questo si attendono il picco dei tassi per quest'estate, al 3,75% (ora è al 3,25%) per restare a quel livello fino a maggio-giugno del prossimo anno.
Rodolfo Ricci