La prudenza è d'obbligo, ma l'allineamento dei pianeti necessario perché la Bce torni a tagliare i tassi d'interesse potrebbe essere vicino. Si è delineata, sia pure in una fase ancora preparatoria, al Consiglio direttivo di ieri, anche se l’Eurotower ha lasciato i tassi invariati al 4,50%. Il consiglio direttivo "ritiene che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale" al ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2%, si legge nel comunicato dell'istituto centrale. Poi c'è il pressing dei consiglieri 'colombe' che vogliono sfatare un persistente tabù nelle banche centrali europee, e cioè il convincimento che a inaugurare una nuova fase di politica monetaria - espansiva in questo caso dopo quasi due anni di strette iniziate nel luglio 2022 - debba essere la Fed e non la Bce.
A dirlo sono i numeri. In base ai tassi impliciti che derivano dalle attese dei mercati, c'è un 73% di probabilità di un primo taglio dei tassi da un quarto di punto da parte della Bce il 6 giugno, chance molto più remota ad aprile (16,7%). Viceversa, per la Fed - che ha già dato una valutazione nel suo Beige Book e il cui presidente Jay Powell ha testimoniato al Congresso - gli investitori hanno fatto slittare a luglio la data più probabile per un taglio dei tassi, comunque nel 2024 senza nessuna fretta. Una Bce che non aspetta la Fed dovrebbe fare i conti con le resistenze dei 'falchi': "È troppo presto per tagliare i tassi", ha avvertito una settimana fa il presidente della Bundesbank Joachim Nagel. "Le prospettive dei prezzi non sono ancora chiare".
L'inflazione di febbraio è sì rallentata al 2,6% dal 2,8% di un mese prima (0,8% in Italia), confermando un trend discendente che dura da mesi. Ma il dato di febbraio è superiore alle previsioni (2,5%). L'inflazione 'core', depurata da alimentari ed energetici, è ancora ostinatamente sopra il 3%. E, soprattutto, resta elevata quella dei servizi (3,9%), quella su cui la Bce, agendo sulla domanda, riesce ad influire meglio. È per questo che la Bce guarderà con occhio particolarmente attento alle dinamiche salariali, con numerosi negoziati in corso fra le parti sociali in Europa. Se si confermasse il rallentamento (nel quarto trimestre il rialzo dei salari negoziati era rallentato al 4,5% dai record del 4,7% nei tre mesi precedenti) sarebbe un buon segnale.
Altra freccia per l'arco delle 'colombe' sono le aspettative d'inflazione che continuano a normalizzarsi, mostrando di aver superato lo shock energetico legato alla guerra in Ucraina. Spiega Marco Valli, capo della ricerca globale di Unicredit: "Dato che un solido ancoraggio delle aspettative di inflazione è stato lo scopo principale del ciclo aggressivo di rialzo in un contesto di attività economica stagnante, un loro declino è una condizione necessaria, ma non sufficiente" per un taglio dei tassi. Servirà anche una frenata dei salari nel primo trimestre, e i dati non si avranno prima della primavera inoltrata.
Ma le 'colombe' punteranno da subito sulle aspettative d'inflazione nei negoziati che si tengono nel grattacielo di SonnemannStrasse a Francoforte.
Rodolfo Ricci