A Bruxelles sono considerate le elezioni più importanti della storia dell'Ue. Per alcune cancellerie europee è l'occasione irripetibile per sovvertire equilibri politici che fino a poco tempo fa sembravano inattaccabili. Per i partiti europeisti è la chiamata alle armi per salvare un progetto politico e democratico che ha ormai innumerevoli nemici, dentro e fuori il Vecchio continente. Tra il 6 e il 9 giugno l'Europa si recherà alle urne in un appuntamento che, in ogni caso, segnerà un prima e un dopo nella storia dell'Ue. Le elezioni europee arrivano in un momento di grave crisi per la maggioranza europeista che finora ha supportato i vertici comunitari: Popolari, Liberali e Socialisti potrebbe superare di poco i 400 seggi sui 720 che costituiranno l'Eurocamera.
E se il Ppe, stando ai sondaggi, potrebbe uscire indenne dalle urne, S&D e Renew potrebbero perdere più di un eurodeputato rispetto al quinquennio appena concluso. Dall'altra parte il fronte delle destre e dei populisti è dato in ascesa un pò ovunque. A spiccare sono soprattutto due donne, Giorgia Meloni e Marine Le Pen. La prima guida l'Italia, la seconda è destinata a stravincere la sfida contro il presidente francese Emmanuel Macron. Ma anche in Austria, Svezia, Repubblica Ceca, Germania, Spagna l'estremismo è in ascesa. Finora il fronte delle destre e delle estreme destre a Strasburgo era diviso in due gruppi, i Conservatori e Riformisti e Identità e Democrazia. La cacciata dei tedeschi di AfD, ordinata da Le Pen con il placet della Lega dopo le parole negazioniste del capolista teutonico Maximilian Krah, potrebbe innescare un terremoto.
Le voci di un'unione dei due gruppi, sotto l'egida di Le Pen e Meloni, si sono fatte sempre più insistenti, accompagnate dal repentino avvicinamento delle due leader. A loro potrebbe aggiungersi Viktor Orban e il suo partito Fidesz, che hanno trascorso gli ultimi anni nel limbo dei Non iscritti. Il coagularsi delle destre e delle estreme destre ha tuttavia messo a repentaglio la candidatura di Ursula von der Leyen, finora data per favorita per succedere a se stessa alla guida di Palazzo Berlaymont. La sua apertura ad una parte delle destre, a cominciare da Meloni, è finita sotto accusa sia tra i Socialisti sia tra i liberali e ha innervosito anche una parte dei Popolari. Si è trattato di un asse costruito sul dossier migranti, sul quale le visioni di Fdi e Ppe sembrano ormai coincidere. Il tema è stato uno dei jolly delle destre, che hanno smesso di puntare sulla redistribuzione, concentrandosi sulla chiusura totale all'immigrazione illegale sin dalle frontiere esterne dell'Ue.
Ma il voto non si baserà solo sulla migrazione: l'allarme degli ultra-europeisti è che l'abbraccio tra Ursula e le destre mandi in frantumi il Green Deal e indebolisca il concetto di Stato di diritto nell'Ue sebbene il Ppe abbia posto come condizione del dialogo con le destre l'essere filo-Ue, filo-Ucraina e a favore del rule of law. La guerra in Ucraina sarà il convitato di pietra delle elezioni.
Rodolfo Ricci