Alla fine è arrivato il via libera definitivo del Parlamento europeo all'accordo, raggiunto a livello di Unione europea lo scorso novembre, sullo stop ai veicoli inquinanti di nuova immatricolazione (a benzina e diesel) a partire dal 2035. Il testo approvato dagli eurodeputati fissa l'obiettivo di azzerare le emissioni di auto nuove e furgoni. I veicoli a benzina o diesel andranno dunque sostituiti con le alternative a zero emissioni, come le auto elettriche, vero obiettivo delle politiche energetiche e ambientali dell’ Unione. Il provvedimento, infatti, fa parte del pacchetto "Fit for 55" per il dimezzamento delle emissioni inquinanti nell'Ue entro il 2030. L'accordo, raggiunto con il Consiglio nel dicembre 2022, include anche obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 (55% per le auto e 50% per i furgoni), nonché una nuova metodologia - da introdurre entro il 2025 - per la valutazione delle emissioni di CO2 durante l'intero ciclo di vita di un veicolo.
"Lo stop europeo alla vendita di auto a motore endotermico (benzina e diesel) dal 2035 «profila un passaggio epocale e per nulla lontano di una transizione ecologica che va perseguita senza demagogie né furie ideologiche. Le opportunità di elevare innovazione, produttività, eco-compatibilità di sistema sono evidenti e importanti. Ma per coglierle bisogna partire dal fattore della sostenibilità sociale", ha affermato il segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, secondo cui per questo "va istituito un fondo sovrano europeo per una transizione tutelata, per accompagnare le riconversioni industriali, proteggendo, rilanciando e riqualificando l'occupazione". Per Sbarra, infatti, "non possiamo lasciar andare i nostri lavoratori in cassa integrazione e importare le batterie dalla Cina: in gioco ci sono decine di migliaia posti, ai quali si aggiungono gli occupati dell'indotto. Questi rischi non possono ricadere su famiglie già pesantemente colpite nei redditi e nella qualità della vita".
Resta un dato: la metodologia sarà accompagnata, se opportuno, da proposte legislative. Inoltre, entro il dicembre 2026, la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia, presentando una metodologia per l'adeguamento delle emissioni di CO2 specifiche per i costruttori. Prevista poi un'esenzione totale per chi produce meno di mille nuovi veicoli l'anno. I costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da mille a 10 mila nuove autovetture o da mille a 22 mila nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035. L'attuale meccanismo di incentivazione di veicoli a zero e a basse emissioni sarà adattato per rispondere all'andamento previsto delle vendite: ci saranno obiettivi più bassi di riduzione per quei costruttori che vendono un maggior numero di veicoli con emissioni da zero a 50g CO2/km, quali i veicoli elettrici e veicoli elettrici ibridi efficienti. Dal 2025 al 2029, il fattore di riferimento è stato fissato al 25% per le vendite di nuove autovetture e al 17% per i nuovi furgoni.
A partire dal 2030, l'incentivo sarà rimosso. Con cadenza biennale, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi compiuti nell'ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada. L'Eurocamera ha dato il via libera definitivo anche al RePower Eu e, soprattutto, alla sua integrazione nei piani nazionali di Ripresa e Resilienza. Si tratta di un voto significativo perché, di fatto, fa scattare il countdown per le modifiche che gli Stati membri sono chiamate ad apportare con l'aggiunta del nuovo capitolo 'energeticò. Le linee guida varate dalla Commissione danno tempo fino al 30 aprile. Palazzo Berlaymont ha già consigliato di ultimare i nuovi piani il prima possibile anche perché il negoziato si lega a doppio filo con il nuovo regime di aiuti di Stato che Bruxelles si appresta a varare in risposta alla legge sull'inflazione Usa.
Rodolfo Ricci