Bruxelles ha accolto con calore Yulia Navalnaya, la moglie di Alexei e al contempo nuovo volto dell'opposizione russa, riservandole il palcoscenico del Consiglio Affari Esteri, dove è stata ospite d'onore.Eci mancherebbe altro! I ministri hanno quindi subito accolto la proposta dell'Alto rappresentante, Josep Borrell, che ha chiesto d'intitolare a Navalny il regime sanzionatorio europeo per i diritti umani, in modo da celebrare la sua memoria. E siccome oltre alle parole servono i fatti, al Consiglio è stato dato il sostanziale via libera al tredicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. "È stato possibile eliminare tutti gli elementi che avrebbero danneggiato gli interessi dell'Ungheria per cui il ricorso al veto non ha più senso", ha detto il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó parlando ai cronisti.
Peccato, però, che sempre Szijjártó, aveva invece bollato "l'ennesimo pacchetto di misure restrittive contro la Russia come certamente del tutto inutile e una soluzione di facciata" per obbedire a Washington, ai media liberal e alle Ong. Questa volta ha sbagliato del tutto. Budapest, in contrasto con gli altri Paesi Ue, non si è unita al coro di condanna per la morte del principe degli oppositori russi ma, anzi, ha sfoggiato un rumorosissimo silenzio. "Navalny è stato assassinato lentamente in prigione dal regime di Putin, queste sono le parole giuste da usare", gli ha rinfacciato Borrell in conferenza stampa. "Navalnaya è stata invitata non solo per esprimerle le nostre condoglianze ma anche per una ragione politica: abbiamo condiviso riflessioni sul grado di repressione in Russia e abbiamo voluto dare uno spazio all'opposizione russa, per una Russia democratica".
Perché, è giusto ricordarlo, il team di Navalny aveva già presentato più di un anno fa una lunga lista di nominativi da includere nelle sanzioni (oltre 6 mila) in modo da colpire non solo i vertici del complesso militare-politico -economico russo ma anche i quadri e le figure più di spicco della società civile, colpevoli di scendere a patti col Cremlino. "Quando dice che i russi democratici hanno bisogno di sanzioni individuali contro i sostenitori del regime, penso che dovremmo ascoltare la sua richiesta e fare la cosa giusta", ha commentato il ministro degli Esteri polacco, Radek Sikorski, auspicando che l' Ue possa prendere in considerazione tra non molto la sua proposta di nuove sanzioni per la morte di Alexei Navalny. Ecco, qui vale la pena fare una distinzione.
Le misure restrittive approvate a ondate crescenti dopo l'invasione in Ucraina avvengono nel quadro di un regime sanzionatorio ad hoc, perché appunto colpiscono chi sostiene il Cremlino nella sua campagna bellica (già si sta discutendo di un 14esimo pacchetto). Le sanzioni per i diritti umani sono invece un'altra cosa, anche se molti individui ed entità russi figurano già nella lista, come la Wagner per le atrocità in Africa, Libia o Siria o parti dell'apparato giudiziario e di sicurezza per l'avvelenamento e l'imprigionamento proprio di Navalny. Ma ogni cosa a suo tempo. Per varare le misure in occasione del secondo anniversario della guerra si dovrà passare dal comitato degli ambasciatori presso l' Ue. Quindi la cosiddetta procedura scritta.
Rodolfo Ricci