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Enrico Pea, un autore "fuori dagli schemi"

di ELIANA SORMANI

"Poeta, vero poeta, uomo di principi fermi, uomo radicato nella terra, nella sua terra che è cristiana, d’un Cristianesimo primitivo, ma fremente anche d’umori più terreni, anche se era avvezzo a mitigare la sua furia…” e ancora “Per alcuni tuoi libri che sono miracoli, per la tua fierezza d’uomo che sapeva inoltre bene quanto un’anima umana sia debole, e quanto una vita umana sia oscuratamente insediata, Enrico Pea, come un Maestro ti ricorderemo sempre, e ti ricorderanno a lungo quelli dopo di noi”.

Così nel 1959 Ungaretti in un Ricordo scriveva dell’amico Enrico Pea, scomparso poco tempo prima. Non solo uno scrittore, un poeta, un drammaturgo, un impresario teatrale, ma soprattutto un amico e un punto di riferimento per molti intellettuali del Novecento a iniziare da Ungaretti e Montale, fino a Ezra Pound, che nel 1955 affrontò il difficile compito (vista la presenza di vocaboli versiliesi), di tradurre in inglese il “Moscardino”, il suo più famoso romanzo, pubblicato nel 1922 da Treves, grazie alla mediazione dell’amico Giacomo Puccini. Nato a Seravezza nel 1881, Pea non ha un’esistenza facile. Nel 1885 un’alluvione distrugge la casa di famiglia e due mesi dopo il padre muore sul lavoro. Con la madre si sposta a vivere sul Monte Ripa presso il nonno (uscito da un manicomio una ventina di anni prima) che gli impartisce i primi insegnamenti avviandolo, da autodidatta, a quella che in seguito sarebbe diventata la sua professione di scrittore. A soli 15 anni, nel 1896, emigra ad Alessandria d’Egitto dove rimane fino al 1914 svolgendo una serie di lavoretti tra cui anche il commercio di merci con l’Italia in una baracca rossa, luogo d’incontro di anarchici, ribelli ma anche di intellettuali. Fu proprio in questo frangente che incontra Ungaretti, a sua volta figlio di emigrati lucchesi, che lo spinge a pubblicare la sua prima opera poetica nel 1910 “Fole”. Ritornato in Italia, dopo il 1914 si stabilisce con la moglie e i figli a Viareggio. Durante la seconda guerra mondiale, la sua casa e il teatro Politeama, di cui era direttore, vengono distrutti dai bombardamenti costringendolo a trasferirsi dalla figlia a Lucca, dove continua a dedicarsi alla scrittura di romanzi e racconti, collaborando anche con alcune riviste e giornali. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1959, trascorre le sue estati in una casa sul mare a Forte dei Marmi e passa parte delle giornate presso il Bar Roma, fondando il circolo culturale del “Quarto Platano” a cui aderiscono scrittori, critici e pittori del tempo, tra cui De Robertis, Montale, Carrà, Longhi. Per celebrare la sua originalità stilistica, l'Associazione Amici Enrico Pea ha organizzato una mostra bio-bibliografica a Lucca, presso il Palazzo Ducale, curata dalla pronipote Giovanna Bellora e da Marcello Ciccuto. La mostra, suddivisa in quattro sezioni, attraverso lettere, articoli, dipinti e fotografie, offre uno spaccato della vita e delle amicizie di Pea, rivelando il suo linguaggio unico e la sua poetica che lo rendono un autore “fuori dagli schemi” nel panorama letterario del Novecento italiano.

( 22 dicembre 2024 )

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Una mostra bio-bibliografica a Lucca, presso il Palazzo Ducale, curata dalla pronipote Giovanna Bellora e da Marcello Ciccuto

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