La preoccupazione della Cisl è se si sarà in grado al Sud “di mettere a terra un'adeguata capacità di spesa e di realizzazione delle opere. È infatti da tenere in conto la carenza di dipendenti pubblici in rapporto con gli abitanti di personale tecnico e specializzato in progettazione, specie considerando che secondo la disamina della Banca d'Italia la realizzazione delle opere nel Mezzogiorno avviene mediamente con un ritardo di circa un anno rispetto al Centro-Nord. Le regioni meridionali fanno registrare tassi più elevati di inutilizzo dei fondi europei assegnati e di opere incompiute”.
Presentando lo studio, la segretaria organizzativa confederale Daniela Fumarola ha sottolineato che “il Pnrr è una grandissima opportunità per uscire da una crisi senza eguali. Farlo bene significa avere una visione di come queste risorse ingenti debbano essere utilizzate. Ci deve essere un metodo e noi pensiamo che una governance partecipata sia fondamentale perché bisogna verificare la qualità della spesa dei progetti, il tipo di ricaduta che questi generano”. Con il Pnrr, aggiunge Fumarola, “deve essere implementata nuova occupazione, bisogna risolvere le criticità che la pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti, dalla sanità all'istruzione sino alla pubblica amministrazione. Devono essere rispettate le condizionalità, quindi vantaggi per donne e giovani che la pandemia ha messo in ginocchio. Crediamo anche che queste risorse debbano puntare ad accorciare le distanze che nel Paese ci sono, ovvero riportare il Sud a livelli che possano far parlare dell'Italia di un Paese unito. Un Paese unito vuole un Paese forte nei confronti dell'Europa, diversamente sarebbe il sud dell'Europa”.
Giampiero Guadagni