Nulla di fatto per il momento sui ritocchi al jobs act in manovra. In assenza di un accordo politico non passano in commissione Bilancio della Camera le novità sul raddoppio da 4 a 8 delle indennità per i licenziamenti illegittimi, già approvate dalla commissione Lavoro contro il parere del governo. Si tratta di quegli indennizzi introdotti per mitigare l’abolizione dell’articolo 18, uno dei punti più sensibili della riforma del governo Renzi. Salta anche la stretta sui contratti a termine che prevedeva la riduzione da 36 a 24 mesi della durata con l’obiettivo di far decollare le assunzioni a tempo indeterminato. Il via libera alla norma veniva dato per scontato nonostante il no di Confindustria. L'approdo in aula è slittato di qualche ora e non è ancora certo se si farà ricorso al voto di fiducia. Toccherà poi al Senato votare definitivamente la manovra in terza lettura.
Ma i riflettori sono accesi anche sull’Aran, dove si sta percorrendo l’ultimo miglio per la firma dei contratti pubblici, dopo otto anni di attesa. L’obiettivo è chiudere prima di Natale, ma potrebbe essere necessario qualche giorno in più, andando così a ridosso di Capodanno.
Tra le ultime novità sul tavolo ci sono il tetto agli straordinari e la durata minima della pausa pranzo, con l'ipotesi di accorciare da 30 a 10 minuti. Intanto è stato fissato a sette euro il valore del buono pasto per tutti i quasi 250 mila dipendenti del comparto (ministeriali, agenzie fiscali e parastato). Attenzione particolare sul meccanismo che consentirà aumenti medi intorno agli 85 euro, dando qualcosa in più ai redditi più bassi rispetto a quello che frutta la semplice applicazione della percentuale di scatto (+3,48%). Di certo ci si riallaccia alla riforma Madia, dalla differenziazione dei premi alla stretta sull’assenteismo. Sono stati poi recepiti i cambiamenti che hanno segnato la società, a partire dalle unioni civili. E lo stesso vale per il valore del buono pasto: è stata ripresa la clausola della spending review, per cui non può superare i sette euro. Le amministrazioni che stavano sopra l'asticella hanno già provveduto, ma adesso arriva un'indicazione secca, che stabilisce un ammontare uguale in ogni ufficio. A proposito, il contratto conferma che dopo le sei ore si ha diritto a una pausa. Ma su quanto deve essere lungo il break, mezzora, come oggi, o solo dieci minuti, come qualcuno propone, c'è un punto interrogativo. C'è però chi fa notare come abbreviare la pausa eliminerebbe uno dei paletti a cui è condizionato il rilascio del buono pasto. Si sta anche ragionando su un numero massimo di ore di straordinario: 180 ore l'ipotesi.