Lunedì 27 gennaio 2025, ore 14:45

Istat 

Settori economici, segnali positivi 

Le prospettive dell'economia mondiale per il 2025 si confermano positive, con una riduzione dei differenziali di crescita tra Usa e area euro. Permane un'elevata incertezza, generata dalle persistenti tensioni geopolitiche e dalle attese sull'indirizzo che verrà adottato dalla politica commerciale statunitense. E' quanto sottolinea l'Istat nella Nota sull'andamento dell'economia italiana. A partire da agosto 2024, il prezzo del gas ha continuato a mostrare una tendenza al rialzo, sebbene su livelli ben inferiori rispetto ai picchi raggiunti nel corso del 2022: l'indice del gas naturale ha raggiunto ad agosto 2022 un livello pari a 454 (111,2 il valore dell'indice a dicembre e 87,4 la media nel 2024). L'aumento dei listini è legato soprattutto al perdurare della guerra in Ucraina che ha generato incertezza sui flussi di gas russo verso l'Europa. Nei prossimi mesi, il prezzo del gas potrebbe rimanere volatile. Tuttavia, si ipotizza che la situazione complessiva sia destinata a migliorare gradualmente grazie a un'ulteriore diversificazione delle fonti di approvvigionamento dei paesi, all'aumento delle capacità di stoccaggio e a una domanda più contenuta. Diversamente da quello del gas, l'andamento del prezzo del Brent, evidenziando tuttavia una certa volatilità, è rimasto su un trend discendente a partire dallo scorso aprile, toccando i 73,8 dollari al barile in media a dicembre (80,7 nel 2024) .
I dati congiunturali più recenti evidenziano negli ultimi due mesi disponibili segnali positivi per i settori economici italiani, nonostante le medie trimestrali continuino a mostrare un calo. A novembre, l'indice della produzione industriale ha segnato il secondo incremento consecutivo (+0,3% rispetto a ottobre), con una lieve accelerazione rispetto al mese precedenti. La crescita ha interessato tutti i principali settori industriali, eccetto i beni strumentali (-0,6%). La produzione di beni energetici ha registrato l'aumento più rilevante (+1,6%), seguita dai beni di consumo e dai beni intermedi (rispettivamente +0,9% e +0,3%). Nel trimestre settembre-novembre, la componente dei beni strumentali ha comunque evidenziato una contrazione (-0,2%) meno marcata rispetto a quella dei beni intermedi (-0,7%), mentre i beni di consumo sono risultati in crescita anche su base trimestrale (+0,3%). Nello stesso periodo, l'indice generale ha mostrato una contrazione congiunturale (-0,4%). In termini tendenziali prosegue, per il ventiduesimo mese consecutivo, la lunga fase di contrazione dell'indice corretto per gli effetti di calendario. Sempre su base tendenziale, si registrano variazioni positive per l'energia e i beni di consumo, a fronte di flessioni per i beni intermedi e i beni strumentali.
Sul fronte del lavoro, a novembre, rispetto a ottobre, diminuiscono gli occupati e i disoccupati e cresce il numero di inattivi. Il tasso di disoccupazione dell'Italia (5,7%) risulta inferiore a quello dell'area euro (6,3%). Il calo dell'occupazione è la sintesi di effetti eterogenei: si riducono gli uomini, i dipendenti a termine e i 15-34enni mentre crescono le donne, i dipendenti permanenti e chi ha almeno 35 anni di età. Rispetto al trimestre precedente si registra un incremento di occupati dello 0,2% (+49mila unità).
Quanto all'inflazione, in Italia rimane inferiore rispetto all'area euro. L'indice dei prezzi al consumo armonizzato, a dicembre, è cresciuto in termini tendenziali dell'1,4%, un ritmo significativamente inferiore rispetto a quello registrato nell'area euro (+2,4%) e in tutti i principali paesi (+2,8% in Germania e Spagna, +1,8% in Francia). A dicembre tra i consumatori si indeboliscono le attese di discesa dell'inflazione: la quota di coloro che nei prossimi dodici mesi si attende un rallentamento dei prezzi, pur rimanendo prevalente, si riduce (42,4%, dal 44,2% di novembre), così come quella di chi si attende stabilità (18,1%, dal 19,3% di novembre), mentre si rafforzano le attese di aumento dei prezzi (38,4% dal 35% del mese precedente). Nella media del 2024, l'inflazione armonizzata risulta pari a 1,1% in Italia, contro il 2,4% nell'area euro (+2,5% in Germania, 2,9% in Spagna e 2,3% in Francia).
Intanto sono peggiorati nel quarto trimestre dell'anno passato i giudizi delle imprese in Italia sulla situazione economica generale, mentre per l'inflazione al consumo le aspettative sono diminuite. Lo riferisce la Banca d'Italia in base ai risultati dell'indagine trimestrale, che ha condotto tra il 20 novembre e il 12 dicembre 2024 presso le imprese italiane dell'industria e dei servizi non finanziari con almeno 50 addetti. Nelle valutazioni delle imprese la domanda si è indebolita, spiega lo studio, in particolare quella proveniente dall'estero e quella rivolta al comparto dei servizi. Le prospettive sulle proprie condizioni operative a breve termine sono complessivamente sfavorevoli; vi incidono l'incertezza economico-politica e, in misura più contenuta, i timori sull'andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e, specialmente tra le imprese esportatrici, sulle politiche circa gli scambi commerciali internazionali. Le imprese prefigurano un'espansione degli investimenti nella prima metà del 2025, dice ancora Bankitalia, nonostante continuino a ritenere sfavorevoli le condizioni per investire. Le condizioni di accesso al credito sono valutate invariate e la posizione complessiva di liquidità è considerata ancora soddisfacente. La maggior parte delle imprese prevede di mantenere invariata la propria forza lavoro. La crescita dei prezzi di vendita si è stabilizzata su livelli contenuti nei servizi e nell'industria in senso stretto; nelle costruzioni è diminuita, rimanendo tuttavia più sostenuta rispetto agli altri comparti. Nei prossimi 12 mesi, aggiunge l'analisi, la dinamica dei listini resterebbe sostanzialmente stabile in tutti i settori, a fronte di attese di aumenti salariali contenuti. Le aspettative delle imprese sull'inflazione al consumo sono diminuite su tutti gli orizzonti temporali.
Giampiero Guadagni

( 14 gennaio 2025 )

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