L’Italia è tra i sei Paesi nella Ue che ancora non hanno una regolamentazione in materia. La decisione in tal senso spetta al Governo e naturalmente alle parti sociali. Il dibattito è aperto ed è stato al centro nel fine settimana al Festival dell’Economia di Trento.
Dal leader della Cisl Sbarra giudizio positivo sull’accordo europeo. Ma, avverte, ”il salario minimo serve solo nei Paesi che non hanno una contrattazione adeguata, che, non a caso, sono anche quelli con i salari più bassi e i minori diritti. Per l’Italia non c’è alcun obbligo di salario minimo, perché abbiamo un sistema contrattuale che copre molto al di sopra della soglia dell'80% prevista dalla direttiva Ue. Per noi, dunque, c’è solo l'incoraggiamento a rafforzare la contrattazione”. Aggiunge Sbarra: ”Più che alla priorità guarderei all’utilità. Il punto è che non è utile. La regolamentazione per legge del salario potrebbe smontare, diversamente da quanto ci chiede l'Europa, la contrattazione e con essa un modello che ha garantito il progresso e l'avanzamento sociale”. Di fronte alla crescita dell'inflazione poi, secondo il numero uno del sindacato di Via Po, ”è necessario insistere con sostegni straordinari e immediati. Anche a costo di scostamenti di bilancio”. Su salari e cuneo ”chiederemo subito un tavolo triangolare per un’intesa, accordo o patto che sia, che metta al centro una nuova politica dei redditi, l'apertura ad un metodo partecipativo, l'accelerazione degli investimenti del Pnrr, un progetto di sviluppo che unisca il Paese, così come la riduzione delle tasse, cambiare le pensioni e puntare sul lavoro”. A chi dice di seguire la Germania, Sbarra replica: ” In Germania non esistono contratti collettivi nazionali di lavoro salvo qualche settore, noi abbiamo un sistema diverso con il 90% di copertura contrattuale Quello tedesco è un semmai modello per unire Nord e Sud e per il sistema della partecipazione, facendo contare di più i lavoratori nella gestione delle aziende”.
Da parte sua il segretario generale della Cgil Landini sostiene: ”Se finalmente tutta l'Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti sono elementi che mettono in discussione tenuta sociale e democratica del nostro Paese e dell'Europa, credo che vada affrontata e bisogna farlo in modo intelligente". A favore del provvedimento, intanto, si esprime la Uil purché, sottolinea Bombardieri, ”non sostituisca i contratti”.
Il leader degli industriali Bonomi propone di tagliare le tasse sul lavoro. Sulla stessa linesa, sul fronte politico, il centrodestra. Sul provvedimento, fermo al Senato, restano le divisioni anche all’interno dell’Esecutivo. Per il ministro del Lavoro Orlando ”occorre trovare il punto di contatto che consenta di intervenire subito in attesa poi di una legge di carattere più organico”. Ma il ministro della Pa Brunetta ritiene che il provvedimento ”non va bene per legge perché è contro la nostra storia culturale di relazione industriali. Il salario non può essere moderato ma deve corrispondere alla produttività”. Sul tema interviene anche il Governatore della Banca D’Italia Visco, secondo il quale ”se il provvedimento è ben studiato è una buona cosa. Ha vari effetti positivi, il rischio sta nel livello perché se è eccessivo può portare a non occupare persone che potrebbero invece voler lavorare al di sotto di quel livello. Quello che è importante è non legare al salario minimo automatismi”.
Giampiero Guadagni