L’idea, che rimbalza negli uffici del Mef e di Palazzo Chigi, insomma, è quella di archiviare il prima possibile ”la fase dei bonus” e delle misure una tantum, per passare ad una risposta strutturale. I dettagli sono tutti ancora da scrivere e l'entità dell'intervento da definire. Serviranno risorse ingenti pure per continuare a calmierare i costi di benzina e bollette (1 miliardo vale all'incirca ogni mese il taglio delle accise, circa 4 l'azzeramento degli oneri di sistema e le altre misure per contenere i prezzi di luce e gas per famiglie e Pmi). L'obiettivo di Draghi, su cui ha rinsaldato l'asse con il presidente francese Emmanuel Macron, è di ottenere una risposta europea, almeno prestiti a tassi ridotti in tempi di spread in risalita. Uno Sure 2 su cui la diplomazia italiana sta cercando di costruire consenso così come sul tetto al prezzo del gas, interpretato anche in chiave anti-inflazione.
I tempi sono maturi per portare avanti una iniziativa sul potere di acquisto di famiglie e imprese, (e anche pensioni) facendo attenzione a non creare "spirali" di rincorsa prezzi-salari. E un taglio del cuneo - su cui comunque va cercata l'intesa con le parti sociali - ha trovato in queste settimane il favore di quasi tutte le forze politiche; in antitesi, nel caso del centrodestra, al salario minimo sponsorizzato da Pd e 5S. Una riduzione del costo del lavoro per l'ultimo quadrimestre dell'anno, è una delle valutazioni su cui punta chi spinge per un taglio del cuneo subito, non avrebbe costi elevatissimi. E per trovare le risorse per rendere la misura strutturale (e assorbire anche il taglio già in vigore fino a fine anno) ci si penserebbe con la legge di Bilancio. Ma quando si aprirà il cantiere della manovra ci saranno altri capitoli da affrontare, dal taglio delle tasse alle pensioni per evitare che da gennaio scatti la legge Fornero. ”Va cambiata”, assicura il ministro del Lavoro Orlando, costruendo ”flessibilità in uscita” e distinguendo i lavori usuranti e i carichi familiari. Altra questione su cui va riaperto, il prima possibile, il tavolo con i sindacati.
E in ogni caso è intervento che avrebbe la sua sede naturale in legge di Bilancio, anche se il Governo sta cercando di trovare i margini per un anticipo già in estate. I voti in settimana in commissione Finanze metteranno alla prova al tenuta dell'accordo raggiunto in maggioranza, che, se tutto andasse liscio, potrebbe poi ottenere il sigillo finale del Senato entro luglio. Stessa road map immaginata per la delega sulla concorrenza, cuore delle riforme legate al Pnrr, che superato lo scoglio dei balneari al Senato ora dovrà affrontare la rabbia dei tassisti alla Camera. Nel frattempo nelle mani dei deputati c'è anche il decreto aiuti, che si trascina le polemiche sul termovalorizzatore di Roma mentre i senatori saranno alle prese con la conversione del decreto Pnrr, che già ha provocato uno sciopero della scuola. Ma il vero banco di prova per la maggioranza sarà il voto del 21 (e 22) giugno sull'Ucraina in vista del Consiglio europeo.
Giampiero Guadagni