Giovedì 21 novembre 2024, ore 21:44

Manovra 

Risposte alle urgenze di lavoratori e famiglie 

La manovra ”nei limiti finanziari imposti dal Patto di stabilità europeo, presenta diversi interventi in linea con le rivendicazioni avanzate da mesi dalla Cisl e di conseguenza, pur riscontrando, a nostro giudizio, alcuni aspetti migliorabili e da modificare, riteniamo che il disegno di legge risponda in modo significativo a diverse urgenze dei lavoratori, delle famiglie e del sistema socio-economico nel suo complesso". Lo ha affermato il segretario confederale Ganga, in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. In particolare, la Cisl ”apprezza la decisione di rendere strutturale e di elevare la soglia del taglio del cuneo fiscale e contributivo”; e la ”conferma della defiscalizzazione al 5% per i salari legati alla produttività e al welfare contrattato, che si protrarrà per il triennio 2025-2027”. Positiva anche ”la conferma strutturale della decontribuzione a favore delle lavoratrici madri nonché il rafforzamento degli incentivi alle assunzioni”. Sul fronte della famiglia valutati con favore l'assegno per i nuovi nati di 1.000 euro, nonché il rafforzamento dei congedi parentali e del bonus asili nido”. Sul fronte welfare e pubblico impiego la Cisl valuta positivamente l'incremento degli investimenti sulla sanità, con un aumento complessivo di 2,3 miliardi per il 2025; giudica ”rilevante” lo stanziamento per i rinnovi contrattuali dei lavoratori dei comparti pubblici; e ”accoglie con favore” il ripristino dell'indicizzazione delle pensioni. Ci sono poi i punti sui quali la Cisl chiede modifiche e miglioramenti. In particolare, sottolinea Ganga, ”chiediamo di aumentare le risorse destinate alle pensioni minime e alla non autosufficienza, rafforzare gli sgravi per le fasce medie di reddito, elevando ulteriormente la soglia di decalage del cuneo e abbassando la seconda aliquota Irpef”. La Cisl ”si oppone al taglio strutturale degli organici nella scuola ed al blocco parziale del turnover nella Pa, nell'Università e nella Ricerca”; mentre ”sarà fondamentale aprire il confronto su una riforma organica della previdenza”. Ganga ha chiesto infine di ”rafforzare il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, recuperando risorse per finanziare ulteriormente il welfare, le politiche occupazionali, le politiche attive per il lavoro”. E occorre ”ripristinare il fondo automotive, inopportunamente tagliato”. Su tutti questi fronti la Cisl ”è pronta al confronto costruttivo e collaborativo con le forze politiche, parlamentari e con il Governo”.
Da parte loro Cgil e Uil sono pronte a confermare lo sciopero generale del 29 novembre in assenza di risposte dal governo. Per la segretaria confederale della Cgil Ferrari la manovra è una ”fiera di tagli”, ”condanna il nostro Paese a 7 anni di austerità” e ”tenta di vendere come nuovo sostegno ai lavoratori ciò che nuovo non è affatto, ma semplicemente la fiscalizzazione della vecchia decontribuzione”; mentre ”chi vive di salario o di pensione pagherà nel 2024 oltre 17 miliardi di Irpef in più, a causa del drenaggio fiscale finendo per finanziare di tasca propria anche il taglio del cuneo, in una sorta di grande partita di giro a saldo zero”. Per la Cgil ”si potevano, e si possono, recuperare molte risorse da profitti, extraprofitti, rendite, grandi patrimoni, evasione fiscale e contributiva”.
Aggiunge la segretaria confederale della Uil Buonono: ”La manovra è totalmente insufficiente per rispondere alle sfide del Paese ed è all'insegna del paradigma dell'austerity. Le politiche fiscali, sociali, sanitarie e del welfare proposte non garantiscono un reale sostegno ai lavoratori, ai pensionati alle famiglie. Si palesa nella manovra un approccio inadeguato ad affrontare i problemi del precariato, della povertà lavorativa e delle disuguaglianze territoriali. Il sistema sanitario viene definanziato, così come vengono tagliate le risorse per tutti i ministeri e gli enti locali, colpendo in particolar modo l'istruzione e il welfare”.
L’Ugl, con il vice segretario generale Ulgiati, condivide ”l'approccio prudenziale adottato dal Governo nel disegno di legge di Bilancio”. Al contempo, ritiene prioritario investire su aspetti quali il rafforzamento del potere d'acquisto di stipendi e pensioni, il sostegno alle famiglie e all'occupazione, l'introduzione di ulteriori misure per abbattere l'immane fenomeno dell'insicurezza nei luoghi di lavoro”. Per l’Ugl ”servono interventi mirati sul versante della riqualificazione professionale” ed è ”fondamentale puntare su una politica industriale coerente con il percorso di transizione in atto, con investimenti importanti sul versante dell'energia e con un sistema di ammortizzatori sociali tale da coniugare sostegno al reddito e formazione del personale coinvolto”.

Una manovra ”prudente e coerente in relazione ai tempi che stiamo vivendo, quindi l'ho accolta con favore”. Lo ha detto in audizione il presidente dell'Inps Fava. Sulle pensioni, aggiunge, il ddl bilancio ”prevede interventi che potrebbero determinare effetti positivi in termini macroeconomici, con risvolti anche favorevoli sulla tenuta del sistema previdenziale”. Quota 103, introdotta nel 2024 per il pensionamento anticipato, ”risulta poco utilizzata in ragione della scarsa convenienza del calcolo contributivo del regime delle decorrenze previste e del limite all'importo della pensione fino all'età di accesso alla pensione di vecchiaia: ad oggi risultano circa 1.600 domande”.
Anche il presidente del Cnel Brunetta definisce la legge di bilancio ”snella, prudente, obbligata”. Inevitabilmente, ”dato il peso dell'elevato debito pubblico, le misure sono nel complesso restrittive”.
Un cambio di passo al Governo, da un angolo visuale assai diverso rispetto a quello di Cgil e Uil, viene chiesto da Confindustria che sollecita ”sostegni agli investimenti e alle imprese”. Preoccupato anche il mondo delle costruzioni. La manovra rischia di avere ”effetti negativi” sul settore e quindi sul Pil, avverte l'Ance che teme il rischio ”blocco cantieri” per la mancata proroga al 2025 delle misure sul caro materiali.
Il presidente dell’Istat Chelli ha presentato alcuni numeri. Sono 2,4 milioni in più i lavoratori che nel 2025 beneficeranno del nuovo taglio del cuneo previsto dalla manovra nella forma di bonus fino a 20.000 euro e di detrazione da 20.000 a 40.000 euro, portando il totale dei beneficiari a 17,4 milioni. Nel dettaglio, i nuovi beneficiari saranno 2,9 milioni e riceveranno un beneficio medio di 576 euro l'anno. D'altro canto, circa 500mila individui lo perderanno: si tratta, spiega l'Istituto, di coloro che hanno un reddito di riferimento per i contributi sociali inferiore a 35mila euro e un reddito complessivo superiore a 40mila e che usufruivano della decontribuzione in vigore nel 2024. Le potenziali beneficiarie della decontribuzione per le lavoratrici madri sono circa 415mila tra le mamme con due figli, tenute a versare nel complesso 780 milioni di euro di contributi sociali. E ancora: complessivamente, tra il 2009 e il 2023, la crescita delle retribuzioni contrattuali nella pubblica amministrazione (pari a +14,1%) è stata decisamente più contenuta rispetto a quella nell'industria (+25,9%) e nei servizi (+17,3%) e ben al di sotto della crescita dell'inflazione (+32,0%). L’Istat inoltre fa sapere che dopo una crescita sostenuta nel triennio 2020-2022, quando la spesa sanitaria del settore pubblico è passata da poco meno di 114,7 miliardi del 2019 a 130,8 miliardi del 2022 a causa dell'emergenza pandemica, ”nel 2023 si osserva invece un calo dello 0,4% rispetto all'anno precedente (a 130,2 miliardi). La variazione media 2019-2023 risulta pari a +3,2%”. Chelli ha spiegato che ”la dotazione e l'invecchiamento del personale medico rappresentano criticità per il comparto della Sanità, anche alla luce del futuro aumento della domanda di cure dovuto alla dinamica della popolazione”.
Secondo la Corte dei Conti ”il quadro dei conti pubblici della manovra nel biennio 2026-27 stabilizza la spesa sanitaria al 6,4% del pil, un livello pari a quello registrato prima della crisi (era il 6,41 per cento nel 2019)”.
Per l’Ufficio parlamentare di bilancio,”il finanziamento della sanità previsto dalla manovra cresce meno della spesa del Servizio sanitario nazionale con rischio di disavanzi regionali”. Nel 2024, rileva l’Upb, ”la variazione del Pil dovrebbe collocarsi al di sotto dell'obiettivo del Governo (1,0%) per almeno un paio di decimi di punto percentuale”.
E anche Bankitalia sottolinea: ”In assenza di una significativa accelerazione dell'attività economica nella parte finale di quest'anno la crescita del prodotto prefigurata per il biennio 2024-25 appare più difficile da conseguire”.

Giampiero Guadagni

( 5 novembre 2024 )

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