Tira una brutta aria, dal punto di vista economico, per il nostro Paese. L’Ocse annuncia che nel 2019 saremo in recessione, mentre l’Istat fa sapere che l’economia italiana continuerà a decrescere. E il Governo, bloccato dai veti incrociati di Cinquestelle e Lega, non sembra in grado di imprimere quella svolta che a sentire il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sarebbe dietro l’angolo.
Secondo l’istituto parigino il Pil dell’Italia porterà un segno negativo quest’anno (-0,2), per risalire allo 0,5 nel 2020, con un decremento rispettivamente di -1,1 punti e -0,4 punti rispetto alle previsioni del precedente Economic Outlook di novembre. Mentre il Pil dell’area euro sarà dell’1% nel 2019 (-0,8 punti rispetto a quanto previsto nel precedente Economic Outlook di novembre) e dell’1,2% nel 2020 (-0,4 punti); e il Pil mondiale dovrebbe invece attestarsi al 3,3% nel 2019 (-0,2 rispetto alle precedenti stime) e del 3,4% nel 2020 (-0,1).
Insomma, se le economie mondiali rallentano, in particolare quelle europee, la nostra arretra decisamente. Un segnale preoccupante per tutti che dovrebbe ridestare l’attenzione, soprattutto del Governo, sui capitoli della crescita, degli investimenti e dell’occupazione, visto che l’ottimismo non basta a smuovere i numeri. Cgil Cisl e Uil, hanno rilanciato la proposta di un ”patto sociale” e la richiesta di una ”politica economica per la crescita ed il lavoro”. E sono pronte a proseguire la loro mobilitazione su questi obiettivi. Mentre gli industriali invitano l’Esecutivo a ”prendere atto di questa situazione” e avviare ”una stagione che va al di là del contratto di Governo”.
Tocca dunque a Palazzo Chigi dare un segno di esistenza in vita e avviare celermente un confronto con le parti sociali.
Anche perchè pure l’Istat prevede un ulteriore calo della nostra economia, dato che l’indicatore anticipatore (l’indice ”spia” dell’andamento dell’economia italiana), ”ha registrato una ulteriore diminuzione, confermando le difficoltà dell’attuale fase ciclica”.