L’incontro di lunedì sera a Palazzo Chigi tra il premier Draghi - insieme ai ministri dell’Economia, del Lavoro e della Pa - con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil rimette il confronto sul binario del dialogo. Draghi ha promesso che i tavoli sulle pensioni saranno propedeutici all’interlocuzione tra Governo e partiti della maggioranza. Insomma, prima ci sarà il lavoro con le forze sociali, poi ci sarà quello con i partiti. Nel merito il premier ha sottolineato che ”il contenitore resta il contributivo, quindi la sostenibilità nel medio e lungo periodo del sistema. Le proposte devono essere all’interno di questo contenitore. Si va in pensione con quanto si è versato”.
I ministri Franco, Orlando e Brunetta si occuperanno del coordinamento politico; il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli e il capo del Dipe Leonardi della parte tecnica.
Cgil, Cisl e Uil hanno apprezzato il nuovo metodo. Landini auspica ”una trattativa vera, non come sul fisco”, ma riconosce ”la disponibilità del Governo ad avviare la discussione sulla riforma mai raccolta prima in questi 10 anni dalla legge Fornero”. ”Un appuntamento importante. Abbiamo concordato il metodo”, sottolinea da parte sua Bombardieri. Il merito si discuterà via via, ora che a fine anno termina Quota 100 e parte Quota 102 nel 2022. Alla base delle posizioni sindacali resta la piattaforma unitaria, già presentata mesi fa, con la richiesta di poter uscire da 62 anni o con 41 anni di contributi senza vincoli di età - e senza toccare chi è nel sistema misto per portarlo nel contributivo pieno - di riconoscere il lavoro di cura e delle donne, di costruire una pensione di garanzia per i giovani e per quanti hanno lavori discontinui e precari, tema che si incrocia con quello di superare la precarietà e avere un lavoro stabile e con salari dignitosi". Di rendere strutturale l'Ape social e allargarla ad altri lavori gravosi - dopo aver riconosciuto agli edili la riduzione dei contributi necessari per accedere all'anticipo pensionistico da 36 a 32 anni - e di incentivare l'adesione alla previdenza complementare.
Osserva Sbarra: ”Il punto di partenza deve essere la revisione della legge Fornero perché bisogna superare le rigidità di quel sistema affrontando le priorità: pensioni contributive di garanzia per giovani e donne intrappolati da carriere lavorative precarie e discontinue per evitare che lavoratori poveri oggi diventino pensionati poverissimi domani: riconoscimento di periodi di formazione e disoccupazione involontaria, lavoro di cura per le famiglie. Servono incentivi per l'adesione alla previdenza complementare per aiutare le persone a costruire la seconda gamba previdenziale privata”. Quanto all’età pensionabile, ”noi chiediamo l’uscita a 62 anni o con 41 anni di contributi”. Di certo, sottolinea il leader della Cisl, ”l’elaborazione unitaria resta il nostro riferimento importante”.
Infine una riflessione di carattere generale: ”Discutere oggi di pensioni significa affrontare il tema della coesione sociale realizzando un patto tra generi e generazioni, tra genitori e figli”. Perché le pensioni ”non sono un mero costo o peggio un lusso, ma il giusto riconoscimento ad una vita di lavoro e perciò ”devono anche diventare l’architrave tra generazioni, il ponte che dà dignità alla terza età e aiuta a sbloccare il turn over e dà nuova linfa al mondo del lavoro”.
Giampiero Guadagni