Lo sciopero dei benzinai si è dunque fermato a metà strada dopo le prime 24 ore. Ma la revoca, spiegano i gestori, ”è per gli automobilisti, non per il Governo”. Non state giudicate infatti soddisfacenti le risposte ottenute nell’ultimo confronto al ministero delle Imprese. Comunque, viene precisato, uno degli obiettivi fondamentali della protesta, ”ristabilire la verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria di lavoratori”, è stato ”abbondantemente raggiunto”. . Sulla revoca del secondo giorno di sciopero, il ministro Urso, da Bruxelles, ha espresso soddisfazione perché ”è stato apprezzato l’impegno continuo del Governo a migliorare il testo del decreto legge che mantiene fisso il principio della trasparenza a beneficio sia dei consumatori che degli stessi gestori. Soprattutto è stata riconosciuta l’importanza dell’insediamento di un tavolo permanente per il riordino complessivo del settore”.
La mobilitazione rimane comunque in piedi, in attesa dell’esito del prossimo tavolo in programma l’8 febbraio sulla riforma del settore a cui i gestori hanno chiesto di includere anche i punti contestati del decreto Trasparenza e oggetto della vertenza: l’esposizione del cartellone con il prezzo medio regionale dei carburanti e le sanzioni in caso di inadempienza. Il confronto si sposta in Parlamento dove i benzinai hanno già avviato una serie di incontri con tutti i gruppi parlamentari.
Commenta il segretario generale della Cisl Sbarra: ”La revoca del secondo giorno di protesta è una buona notizia. Questa serrata si poteva evitare, in queste ultime settimane gli incontri non sono mancati. Nessuno vuole demonizzare una categoria in cui operano tantissimi soggetti onesti e che dunque non dovrebbero temere nulla, sappiamo bene che esistono anche tante realtà che hanno fatto speculazione gonfiando i prezzi a scapito dei cittadini”. Non solo i benzinai. Sbarra fa anche riferimento al prezzo del latte, arrivato a superare i due euro al litro. Dobbiamo garantire prezzi minori e non taroccati verso i consumatori, controllare e monitorare le filiere dei beni più colpiti dall’inflazione, non solo benzina ed energia ma anche i generi di ampio consumo e gli alimentari”.
Più in generale, aggiunge il numero uno del sindacato di Via Po, ”l’inflazione sta mangiando pezzi significativi di retribuzioni e pensioni, dobbiamo contrastare questa emergenza con una nuova politica dei redditi”. Occorre allora ”ripristinare il taglio delle accise sui tagli di carburanti, tagliare il cuneo fiscale di cinque punti tutti sul lavoro. Bisogna rinnovare i contratti pubblici e privati per difendere le retribuzioni. Il Governo dovrebbe aprire un tavolo di confronto sulla questione fiscale. Bisogna restituire profili di equità, tagliare le tasse a dipendenti e pensionati, contrastare l'evasione fiscale e detassare la contrattazione di secondo livello nella prospettiva di un sistema fiscale più equo e sostenibile”. Sbarra ribadisce poi le richieste del sindacato nel confronto appena aperto sulla riforma del sistema previdenziale a partire da una pensione di garanzia per i giovani che rischiano una ”terza età di insicurezza e povertà”. Oltre alla flessibilità a partire dai 62 anni e alla possibilità di andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi a prescindere dall’età, Sbarra torna a chiedere una nuova fase di silenzio assenso per la previdenza complementare.
Intanto l’Istat fa sapere che il clima di fiducia delle imprese aumenta per il terzo mese consecutivo raggiungendo un livello superiore alla media del periodo gennaio-dicembre 2022. L'aumento dell'indice è trainato dal comparto dei servizi e da quello dell'industria. Il clima di fiducia dei consumatori torna a diminuire dopo due mesi consecutivi di crescita. Il ripiegamento dell'indice è dovuto soprattutto ad un’evoluzione negativa delle opinioni sulla situazione personale.
Giampiero Guadagni
(Foto di Lena Balk su Unsplash)