E alla fine arrivò anche il piano nazionale di contrasto alla povertà, con il via libera del governo al ddl delega basato “sul principio dell'inclusione attiva”. Un intervento contenuto però nei limiti delle risorse disponibili nel Fondo per la lotta alla povertà e all'inclusione sociale previsto dalla legge di Stabilità, che “verrà gradualmente esteso sulla base delle risorse che al Fondo affluiranno in virtù degli interventi di razionalizzazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali”. Ecco dunque riaffiorare il problema dell’incertezza delle risorse che potranno derivare dal taglio di alcune prestazioni di natura assistenziale e previdenziale, secondo il principio del cosiddetto "universalismo selettivo" nell'accesso in base ai criteri di valutazione della condizione economica stabiliti con l'Isee.
Commentando il provvedimento, la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, rileva la necessità di aprire un confronto sul un nuovo strumento. "La soluzione per la Cisl, già proposta insieme ad una larga aggregazione sociale "Alleanza contro la povertà" - sottolinea - rimane il reddito di inclusione sociale (Reis), una misura universale che si rivolge a tutti coloro che si trovano in condizioni di povertà assoluta".
Per Furlan “il problema della povertà, dopo sette anni di recessione, è diventato strutturale nel nostro paese ed ha bisogno proprio di uno strumento strutturale, innovativo e sostenibile come il Reis che vincoli il sostegno economico ai servizi di inclusione sociale. Questi elementi vanno recuperati nel percorso di definizione della legge delega. Proprio per questo occorre un confronto tra il Governo, il sindacato e le associazioni sul reddito di inclusione sociale, sulle risorse e sui servizi necessari. Se non c'è questo percorso coerente, c’è il rischio di illudere tante persone deboli o di fare diventare il tema della povertà un terreno di propaganda o di possibili strumentalizzazioni".
(Domani su Conquiste Tabloid approfondimento a cura di Giampiero Guadagni)