Il Governo italiano in questi giorni dovrà difendere, ancora una volta, la bontà dell'azione sul Pnrr: ci sono infatti mozioni delle opposizioni alla Camera e al Senato ma con una diversa geometria. M5S e Pd infatti sono pronti a incalzare di nuovo l’Esecutivo, chiedendo di esplicitare che l'Italia non ha alcuna intenzione di utilizzare i fondi Ue per produrre munizioni da inviare in Ucraina.
Ennesimo rinvio invece sul Mes. Non dovrebbe essere nemmeno questa la settimana buona perché il Parlamento si esprima, con un sì o un no sul Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia sta accumulando, di mese in mese, un ritardo sempre più difficilmente giustificabile agli occhi degli altri Paesi, dato che è la sola tra i 20 dell'Eurozona, che ancora non ha ratificato la riforma del regolamento. Pesa, certo, il no granitico della premier Meloni, che nelle ultime uscite pubbliche sul tema ha ribadito che non se ne farà nulla fino a che non ci sarà un'ulteriore revisione dello strumento, per renderlo più attuale e aderente alle esigenze di oggi, assai diverse da quelle per cui era stato originariamente pensato (non è un caso, ama ripetere, se dalla sua istituzione l'accesso non l'ha mai chiesto nessuno). La maggioranza, comunque, non dovrebbe avere problemi di numeri né in commissione Esteri a Montecitorio, dove giovedì sono in calendario votazioni sui due ddl delle opposizioni (Pd e Iv) né in Aula, dove la ratifica è attesa il 30 giugno. L’obiettivo sarebbe quello di fare slittare ancora l’esame. Il tema, peraltro, è divisivo anche per le opposizioni. Ma certificare il no secco del Parlamento potrebbe essere controproducente anche per l'esecutivo, alle prese con la delicata trattativa sul Patto di Stabilità, nella quale l'Italia cerca alleati nella richiesta di scorporare dai calcoli gli investimenti del Pnrr.
Giampiero Guadagni