Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:47

Economia 

Pnrr, terza rata a fine mese 

La terza rata del Pnrr arriverà a Roma per fine mese. Concluso positivamente il lavoro della task force europea, che per quattro giorni nella capitale ha esaminato nel dettaglio i progressi del piano, il commissario all’Economia Ue Gentiloni conferma che per l’Italia lo sblocco dei 19 miliardi è vicino. Ma ricorda che la strada da fare è ancora lunga e le vere sfide arriveranno più avanti. La posta in gioco è la vittoria di tutta l'Ue. ”Le riforme che ci vengono chieste migliorano la nostra competitività, non possiamo consentirci di dire che non ce la faremo”, avverte Gentiloni. Il traguardo della terza rata si fa comunque sempre più vicino. Ma la strada da fare non finisce con l'arrivo di questi attesi 19 miliardi, che sono stati oggetto di un'ulteriore approfondimento da parte di Bruxelles. ”Quel che sarà più sfidante sarà il calendario successivo. Ci aspetta un lavoro che va fatto con grande impegno e dobbiamo fare presto”, osserva il commissario europeo. E la sfida per l’Italia riguarda soprattutto le fasi delle rimodulazioni del piano nel suo insieme. Tra i progetti che potrebbero avere una proroga o uno spostamento dei fondi sul programma della Coesione 2023-2027, potrebbe esserci anche il finanziamento dell'impianto di Dri (preridotto di ferro) dell'ex Ilva di Taranto: si tratta di un miliardo di fondi che potrebbero essere spostati su altri progetti, ma, se mai accadesse, si tratterebbe sempre di progetti green destinati al territorio di Taranto. In ogni caso Gentiloni rassicurare l'Italia sull'approccio della Commissione Ue: a Bruxelles ”non ci sono rigidità sulle modifiche ai progetti e non c'è alcun atteggiamento notarile”. Ma anche in Europa ”c'è una Corte dei conti che sta con i riflettori accesi su 800 miliardi di spesa comune”.
Il Governo italiano in questi giorni dovrà difendere, ancora una volta, la bontà dell'azione sul Pnrr: ci sono infatti mozioni delle opposizioni alla Camera e al Senato ma con una diversa geometria. M5S e Pd infatti sono pronti a incalzare di nuovo l’Esecutivo, chiedendo di esplicitare che l'Italia non ha alcuna intenzione di utilizzare i fondi Ue per produrre munizioni da inviare in Ucraina.
Ennesimo rinvio invece sul Mes. Non dovrebbe essere nemmeno questa la settimana buona perché il Parlamento si esprima, con un sì o un no sul Meccanismo europeo di stabilità. L’Italia sta accumulando, di mese in mese, un ritardo sempre più difficilmente giustificabile agli occhi degli altri Paesi, dato che è la sola tra i 20 dell'Eurozona, che ancora non ha ratificato la riforma del regolamento. Pesa, certo, il no granitico della premier Meloni, che nelle ultime uscite pubbliche sul tema ha ribadito che non se ne farà nulla fino a che non ci sarà un'ulteriore revisione dello strumento, per renderlo più attuale e aderente alle esigenze di oggi, assai diverse da quelle per cui era stato originariamente pensato (non è un caso, ama ripetere, se dalla sua istituzione l'accesso non l'ha mai chiesto nessuno). La maggioranza, comunque, non dovrebbe avere problemi di numeri né in commissione Esteri a Montecitorio, dove giovedì sono in calendario votazioni sui due ddl delle opposizioni (Pd e Iv) né in Aula, dove la ratifica è attesa il 30 giugno. L’obiettivo sarebbe quello di fare slittare ancora l’esame. Il tema, peraltro, è divisivo anche per le opposizioni. Ma certificare il no secco del Parlamento potrebbe essere controproducente anche per l'esecutivo, alle prese con la delicata trattativa sul Patto di Stabilità, nella quale l'Italia cerca alleati nella richiesta di scorporare dai calcoli gli investimenti del Pnrr.
Giampiero Guadagni

( 19 giugno 2023 )

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