Preoccupano i ritardi sul Pnrr. Le opposizioni, in testa Pd e M5s contestano il definanziamento dei provvedimenti in materia di rischio idrogeologico. Ma il Ministro Fitto assicura: ”Non abbiamo eliminato nessun finanziamento, non stiamo tagliando nulla, solo riorganizzando. Ci sono misure che hanno problematiche rispetto alle tempistiche previste dal Pnrr, che si conclude entro il 2026”.
Giovedì scorso il Presidente Mattarella ha ribadito la sua preoccupazione sui ritardi sul Pnrr, chiamando il Governo a non perdere ritmo e l'opposizione alla responsabilità: ”Non si tratta di una questione del Governo, di questo o dei due governi precedenti, ma dell'Italia. L'invito a mettersi alla stanga è rivolto a tutti: quale che sia il livello istituzionale, quale che sia il ruolo politico, di maggioranza o di opposizione”.
La Cisl esprime particolare apprensione per la sorte degli investimenti, rimodulati nella proposta di revisione del Pnrr, rivolti alla sanità territoriale e gli asili nido, alle infrastrutture materiali ed energetiche, alla coesione geografica e sociale. Per il sindacato di Via Po è ”fondamentale che su questi temi venga posta particolare attenzione e che i definanziamenti, fra i quali la gestione del rischio alluvione, il riassetto idrogeologico, le infrastrutture sociali quali istruzione, sanità e inclusione, siano compensati in tempi rapidi da altre risorse comunitarie e nazionali”. Fondamentale è trovare soluzione a problemi delicati a partire dall'aumento dei prezzi delle materie prime che ha causato un'impennata dei costi degli appalti per le opere; la complessità delle procedure amministrative relative alla messa a terra degli investimenti con l'esigenza di rafforzare la PA; gli squilibri del mercato del lavoro caratterizzati dal mismatch tra domanda e offerta e la conseguente difficoltà di reperimento di figure professionali qualificate per conseguire gli obiettivi del Piano”. Condivisibile l'impostazione che configura il REPowerEU come una Missione aggiuntiva del Pnrr, ma vanno individuate risorse ben superiori a quelle messe a disposizione dalla UE. Le proposte di investimento e le riforme del capitolo REPowerEU devono riguardare in particolare alcuni assi strategici: il contrasto alla povertà energetica; il sostegno agli investimenti produttivi nelle filiere verdi; gli interventi in infrastrutture e impianti energetici per incrementare la sicurezza e la diversificazione dell'approvvigionamento". Per la Cisl ”bisogna focalizzare investimenti in nuove infrastrutture così da orientare la transizione su uno sviluppo sostenibile e compatibile con la coesione sociale e il rilancio quantitativo e qualitativo dell'occupazione”."
Il governo Meloni chiede dunque la rimodulazione di 15,9 miliardi di euro del Pnrr, circa l'8% del totale dei fondi concessi dalla Ue. Verrà presentata, prima in Parlamento e poi a Bruxelles, una proposta di modifica relative a 144 misure contenute nel piano Recovery per l'Italia: si va da meri cambi formali alla riprogrammazione di risorse all’interno dello stesso progetto. Poi c’è appunto il capitolo sul definanziamento, con il quale vengono espunte opere valutate non realizzabili entro il termine ultimo del piano nel 2026 per salvaguardarle attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione.
Bruxelles sembra accogliere con favore questa proposta di Roma. In queste settimane comincerà un fitto confronto con il Governo italiano sulle modifiche proposte.
Giampiero Guadagni