Venerdì 22 novembre 2024, ore 7:09

Economia 

Pnrr, governance a Palazzo Chigi 

Semplificazioni: questa la parola chiave del nuovo decreto sul Pnrr approvato giovedì sera dal Consiglio dei ministri. L’obiettivo del Governo è accorciare il più possibile i tempi delle opere, per non rischiare ritardi sui prossimi obiettivi. Il testo si compone di tre parti: revisione del sistema della governance del Pnrr; rafforzamento della capacità amministrativa dei soggetti chiamati ad attuare gli interventi previsti dal Pnrr e dal Pnc, accelerazione e semplificazione delle procedure in vari settori; attuazione delle politiche di coesione, di politica agricola comune e di politica giovanile.
Governance. La regia del piano passa sotto la Presidenza del Consiglio, dove nasce una ”struttura di missione” con incarico fino al 31 dicembre 2026. Sarà gestita da un coordinatore e articolata in quattro direzioni generali, darà supporto all'autorità politica e svolgerà ”le interlocuzioni con la Commissione europea”. Il Governo interviene anche sulle unità di missione del Pnrr all'interno dei singoli Ministeri, oggi vincolate a dirigenti incaricati fino al 2026: le funzioni delle unità di missione potranno quindi essere trasferite ”ad altra struttura di livello dirigenziale generale, individuata tra quelle già esistenti”. Per rafforzare le unità di missione vengono stabilizzati i contratti a termine, legati al piano, di ogni Ministero. La nuova struttura assorbe insomma le funzioni già esercitate dalla segreteria tecnica per il supporto alle attività della Cabina di regia e quelle del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale.
Meno vincoli. Per velocizzare gli interventi arrivano misure urgenti per far funzionare meglio la commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via e Vas e la commissione tecnica Pnrr-Pniec (il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima). Inoltre, viene semplificato l'affidamento dei contratti pubblici Pnrr e Pnc, che potrà avvenire anche soltanto sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica. Più rapida sarà anche la tutela dei beni culturali interessati dagli interventi del piano, perché viene affidata ad una Sovrintendenza speciale, in sostituzione delle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio.
Poteri sostitutivi rafforzati. Commissariare un ente locale inadempiente con gli obblighi del piano sarà più rapido: Province, Comuni e Ambiti territoriali che non adotteranno i provvedimenti necessari all'avvio dei progetti del Pnrr avranno 15 giorni e non più trenta per provvedere a mettersi in regola dopo il richiamo del ministro competente. Se il termine non viene rispettato, il ministro nomina un commissario che adotterà gli atti necessari.
Scuola e Università. Il dl prova ad aiutare quegli obiettivi Pnrr che hanno avuto le maggiori difficoltà, tra cui l'edilizia scolastica (i Comuni potranno procedere con affidamenti diretti dei lavori sotto alcune soglie di spesa) e le assunzioni dei ricercatori (scatta l'esonero contributivo per le aziende che li assumono).
Rischio idrogeologico e rinnovabili. Per realizzare rapidamente le opere di messa in sicurezza del territorio da frane e alluvioni, il dl prevede che si applichi la disciplina prevista dall'ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile, emanata durante gli eventi meteorologici del 2018 in Lombardia. Per spingere la produzione di energia da fonti rinnovabili invece si accorciano i tempi per le autorizzazioni, e si concede la ”procedura abilitativa semplificata" per la costruzione di impianti fotovoltaici di potenza fino a 50 MW e delle opere di connessione alla rete elettrica di trasmissione o di distribuzione.
Slitta di un mese, cioè a fine marzo, il via libera della Commissione europea alla terza tranche del Pnrr chiesta dall'Italia alla fine dello scorso anno. Bruxelles ha deciso di prendersi tre mesi, invece dei canonici due, per passare al vaglio il dossier inviato da Roma con la documentazione che certifica il raggiungimento di 55 tra tappe e obiettivi che sono alla base della richiesta avanzata per l'erogazione dei 19 miliardi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'estensione del tempo necessario per esaminare il dossier è legata soprattutto all'esigenza di controllare che la documentazione, grazie anche alla collaborazione con le autorità nazionali, sia in grado di superare senza problemi anche l'esame che sarà condotto successivamente dalla Corte dei conti Ue. Ma il via libera alla terza tranche è solo una delle prossime tappe che attendono l'Italia sulla strada del Pnrr tracciata insieme all'Ue. In attesa di conoscere nei dettagli i contenuti del decreto italiano appena varato e destinato a cambiarne la governance, Bruxelles continua ad avere una intensa e costruttiva interlocuzione con il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e i fondi strutturali Raffaele Fitto. Il quale si è impegnato a presentare entro qualche settimana una prima proposta sulla riallocazione di risorse nel rispetto di quanto previsto articolo 21 del regolamento del Fondo di ripresa e resilienza. Modifiche che dovranno quindi essere giustificate da circostanze obiettive, come l'aumento dei prezzi, e dettagliate per ogni progetto coinvolto. "Fitto ha un buon approccio" alla questione, rilevano fonti europee evidenziando come le sue competenze lo mettano in una buona posizione per gestire quella che viene definita come la "passerella" tra Pnrr e fondi di coesione. E sempre al ministro spetterà poi predisporre e presentare all'Ue entro il 30 aprile la proposta complessiva di modifica del Pnrr tenendo conto dei 2,7 miliardi provenienti da RepowerEu e dei quasi 5 miliardi che si stima possano essere recuperati dai fondi strutturali non utilizzati.
Il piano complessivo di ripresa e resilienza per l'Italia vale 191,5 miliardi di euro. È finanziato con 69 miliardi di euro di sovvenzioni e 122,5 miliardi di euro di prestiti. I pagamenti nell'ambito dello strumento per la ripresa e la resilienza sono basati sui risultati e sono subordinati all'attuazione da parte dell'Italia degli investimenti e delle riforme delineati nel suo piano di ripresa e resilienza. Fino a oggi, Roma ha ricevuto dall'Ue quasi 46 miliardi di euro per sostenere le misure del Pnrr: i primi 24,9 miliardi di euro sono stati erogati ad agosto 2021 in forma di prefinanziamento, mentre la prima rata da 21 miliardi di euro è arrivata ad aprile. La Commissione Ue ha ricevuto dall'Italia la richiesta per il pagamento della terza tranche da 19 miliardi. Si attende ora la valutazione preliminare della Commissione Ue che la invierà al Consiglio Europeo per il via libera finale. Per ottenerla l'Italia ha dovuto raggiungere nel secondo semestre dell'anno passato 55 tappe e obiettivi che coprono diverse riforme nei settori della concorrenza, della giustizia, dell'istruzione, del lavoro sommerso e della gestione delle risorse idriche, nonché investimenti in cybersicurezza, energie rinnovabili, reti, ferrovie, ricerca, turismo, rigenerazione urbana e politiche sociali. Nel primo semestre del 2023 l'Italia dovrà lavorare per ottenere la quarta tranche da 16 miliardi, raggiungendo 20 milestones e 7 targets. Come prima cosa bisognerà completare l'attuazione della riforma della giustizia civile e penale, il codice per gli appalti e la riforma del pubblico impiego.
Giampiero Guadagni

( 17 febbraio 2023 )

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