Venerdì 22 novembre 2024, ore 8:18

Conti pubblici 

Pil, prezzi, occupazione: prospettive incerte 

La Banca d’Italia migliora ancora la stima per il pil del 2022 che dovrebbe essere salito del 3,9%; mentre, per il 2023, l'economia frenerà a +0,6%, qualche punto in più comunque del +0,4% previsto a dicembre e del +0,3% di ottobre. Queste le previsioni nello scenario base del bollettino economico dell’Istituto centrale secondo cui invece, nel 2024, la stima è corretta leggermente al ribasso (+1,2%) a causa di un incremento più contenuto dei consumi. In caso di scenario avverso con l’arresto delle forniture di energia dalla Russia, il Pil si ridurrebbe di quasi l’1% sia nel 2023 sia nel 2024 e crescerebbe moderatamente nel 2024. Il caro energia, spiega Via Nazionale, è responsabile per oltre due terzi dell'inflazione in Italia.
Disoccupazione stabile quest’anno all'8,2%. Nel 2024 il tasso di disoccupazione dovrebbe ridursi al 7,9% e nel 2025 il calo dovrebbe proseguire con un 7,6%. Sempre secondo Bankitalia, il numero di occupati è tornato ad aumentare lievemente nel bimestre ottobre-novembre, ancora sostenuto dalla componente a tempo indeterminato per effetto delle trasformazioni delle posizioni temporanee avviate nel 2021. L'andamento delle retribuzioni si conferma contenuto, anche per il protrarsi dei processi negoziali nei servizi, dove è ancora alta la quota di dipendenti in attesa di rinnovo del contratto collettivo. Nel 2023 la dinamica salariale accelererebbe moderatamente.
La complessità della situazione e le prospettive inverte sono confermate dall’indagine congiunturale di Confcommercio, secondo la quale prosegue la fase di ”contraddizione” tra le evidenze emergenti dagli indicatori congiunturali. A una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell'ultimo quarto del 2022. Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l'attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi. Ma l’importante eredità del 2022 e la perdurante crescita dell'inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%. In linea con un deterioramento mostrato dai principali indicatori nella parte finale dello scorso anno, a gennaio il Pil, secondo Confcommercio, dovrebbe registrare una riduzione dello 0,9% congiunturale e una crescita dello 0,4% nel confronto annuo, ponendo le premesse per un primo trimestre recessivo. Nonostante l'erosione del potere d'acquisto l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d'acquisto.
Di fronte ad una inflazione che continua ad erodere salari e pensioni la Cisl da parte sua insiste a chiedere un grande patto per una nuova politica dei redditi. Secondo il numero uno di Via Po Sbarra bisogna affrontare i temi di ”come governiamo l'emergenza, che significa mettere sotto controllo prezzi e tariffe, arginare la speculazione, sterilizzare gli oneri di sistema, ripristinare il taglio delle accise sul prezzo del carburante e allargare la sorveglianza ai beni alimentari e di largo consumo”. Poi ”serve un altro intervento di medio-lungo periodo: tagliare il cuneo fiscale, portandolo a cinque punti tutti concentrati sul lavoro; rinnovare i contratti pubblici e privati; detassare i frutti della contrattazione; accelerare gli investimenti per la crescita, recuperare produttività e redistribuirla”.
Intanto cambia il vertice del Tesoro: esce di scena Alessandro Rivera, arriva Riccardo Barbieri, capoeconomista del Ministero che da anni mette a punto le stime del Def e della Nadef. Per la Ragioneria dello Stato riconfermato Biagio Mazzotta.
Giampiero Guadagni

( 20 gennaio 2023 )

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