I nuovi dati confluiranno nel Piano strutturale di bilancio atteso nel Consiglio dei ministri di domani, lo stesso giorno della convocazione dei principali sindacati con Giorgetti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano a Palazzo Chigi.
Dunque, in base alla revisione generale dei conti nazionali in valori assoluti il Pil nominale del 2021 è risultato superiore di circa 21 miliardi e nel 2022 e 2023, rispettivamente, di 34 e 43 miliardi: un totale di 98 miliardi in più sul triennio considerato. Tuttavia l'Istat segnala che l'impatto sui loro tassi di variazione è ”limitato”. Nel 2023 il tasso di variazione della crescita in volume è pari a 0,7%, al ribasso di 0,2 punti percentuali rispetto alla stima del marzo scorso; nel 2022 il Pil in volume è aumentato del 4,7%, al rialzo di 0,7 punti percentuali e nel 2021 è cresciuto dell'8,9%, con una revisione di +0,6 punti percentuali. Inoltre per effetto della revisione, il Pil in volume del 2023 ”si è attestato a un livello per la prima volta superiore al massimo raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008”, quella innescata dai mutui subprime. C
Il miglioramento del denominatore ha portato a una riduzione del rapporto deficit/pil: nel 2023 è pari al 7,2%, rispetto alla stima di aprile di -7,4% e nel 2022 si attesta all'8,1% dall'8,6% indicato in precedenza. Cala per lo stesso motivo anche il rapporto debito/pil al 134,6% nel 2023 mentre nel Def il dato era stimato al 137,3%. Un miglioramento dovuto al ricalcolo e che dunque migliora i presupposti ma non la dinamica del debito. Adesso si attende la revisione della Banca d'Italia con il bollettino dell'11 ottobre. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) invece è pari a -3,5% del Pil nel 2023, anche in questo caso in miglioramento rispetto alla precedente stima del -3,6%.
La pressione fiscale complessiva nel 2023 risultata in calo e pari al 41,5% (nel 2022 era al 41,7%), a seguito di un aumento delle entrate fiscali e contributive (6,0%) inferiore rispetto a quello del Pil a prezzi correnti (+6,6%).
Intanto il 20-21 ottobre sono attesi i nuovi dati di finanza pubblica a seguito del processo di chiarimenti in corso con l'Eurostat: in quella sede potrebbe esserci un qualche cambiamento ma l'Istat non ritiene che possa essere tale da cambiare le previsioni del Governo.
Il Governo è sempre più a caccia di risorse per una manovra da almeno 25 miliardi di euro che vuole avere al centro famiglie e imprese. E ad agitare il centrodestra, alla vigilia della settimana decisiva per mettere a punto il piano strutturale di bilancio, è ancora una volta il tentativo di far contribuire allo sforzo chi più in questi anni ha generato profitti: in primis le banche, ma anche il mondo delle assicurazioni e il settore energetico. La tassa sugli extraprofitti non convince affatto Forza Italia perché, spiega Tajani, ”si danneggerebbero le banche di prossimità e si creerebbe incertezza sui mercati”.
Dal fronte dei sindacati il segretario generale della Cisl Sbarra ribadisce la necessità di ”un contributo di solidarietà su chi ha fatto profitti stratosferici in questi anni: multinazionali dell’energia, farmaceutica, logistica, economia digitale, compreso le banche e le assicurazioni. Va incrementata la tassazione sulla finanza speculativa e sulle grandi rendite immobiliari e va dato un impulso al contrasto all’evasione e all’elusione fiscale”.
Giampiero Guadagni