Il tema di una nuova e più equa flessibilità in uscita è una priorità sociale ed economica”. E’ quanto ha affermato lunedì il segretario generale aggiunto della Cisl, Luigi Sbarra, presente insieme al segretario confederale Cisl, Ignazio Ganga, al tavolo di confronto sulle nuove regole previdenziali al Ministero del Lavoro. ”Meccanismi più equi, uniti a una seria politica di crescita, sono essenziali per avviare un turnover nei luoghi di lavoro, incrementare consumi e produttività di sistema del Paese, assicurare a milioni di persone un'anzianità dignitosa, attiva e generativa”, ha sottolineato Sbarra.
La proposta Cisl.
“Bisogna ridefinire criteri più equi di calcolo e di accesso sia fra le generazioni che fra i generi, restituendo ai lavoratori regole certe e stabili almeno per un decennio. Occorre consentire alla persone di andare in pensione a partire da 62 anni . Non deve essere l’ennesima norma “ sperimentale “ perché il sistema ha bisogno di certezze e di strutturalità. Il nuovo meccanismo deve prevedere che al crescere dell’età diminuisca il numero di contributi. Non ammettiamo scambi sul ricalcolo contributivo: si tratterebbe di un drenaggio sociale insostenibile per milioni di lavoratori e famiglie.
Per il sindacato bisogna affermare il principio che 41 anni di contributi a prescindere dall’età bastino per godersi il diritto alla pensione.
Va estesa la platea del lavoro usurante e gravoso e data continuità strutturale all’Ape Sociale. Occorre eliminare o ridurre drasticamente le soglie minime sulle pensioni che oggi impongono di raggiungere 2,8 volte l’assegno sociale per chi ha 64 anni con 20 di contributi e 1,5 volte per chi ne ha 67. Bisogna anche rivedere il sistema dei coefficienti di trasformazione per il calcolo contributivo, introducendo criteri variabili in funzione dell’anno di nascita. Da eliminare è l’incremento automatico del requisito anagrafico per le pensioni di anzianità, o quantomeno riportare la valutazione al confronto con le parti sociali. E’ necessario altresì intervenire sulla modalità di calcolo automatico dell’aspettativa di vita tema che va lasciato al confronto negoziale con le parti sociali" .
Pensioni e donne: un caso nel caso
Quanto alle pensioni delle donne, si tratta di un “caso nel caso”. Eurostat conferma come l'importo delle pensioni delle donne in Italia sia inferiore di un terzo rispetto a quelle degli uomini. Un dato grave, a noi ben noto, che recepisce debolezze strutturali nel sostegno all’occupazione femminile. Occorre rimuovere le zavorre che, specialmente al Sud, impediscono la partecipazione della donna ai contesti produttivi.
Oltre che per le note ragioni di crescita zero, il ritardo è legato prevalentemente agli impegni familiari e alla scarsa disponibilità di servizi. Deficit che porta una donna su quattro a lasciare il lavoro al primo figlio, con riflessi molto negativi sulla ricchezza delle famiglie e, di conseguenza, sull’economia nazionale.
Il problema centrale resta quello di creare pari condizioni di ingresso, permanenza e competizione nel mercato del lavoro.
Sei le direttrici: il riconoscimento di almeno un anno di anticipo per figlio; la valorizzazione del lavoro di cura, vera e propria voce di welfare informale; Il ripristino degli incentivi sulla contrattazione aziendale per la conciliazione; il consolidamento della fiscalità di vantaggio per le aziende che assumono donne; il rafforzamento congedi; un grande investimento sui servizi all’infanzia;
Va altresì avviato da subito il Lavoro delle due Commissioni per la separazione tra Previdenza ed Assistenza e per la Gravosità.
Il nodo delle risorse
”Il Governo oltre a indicare le Linee di Indirizzo della nuova Riforma del Sistema Previdenziale deve assicurare le risorse necessarie per finanziare le misure di cambiamento e revisione del sistema pensionistico sollecitato dal sindacato”, ha rimarcato Sbarra, per il quale ”deve inoltre , attraverso l’Inps , indicare le platee di riferimento , le ipotesi dei costi previdenziali , ogni utile dato finalizzato ad agevolare il negoziato”. Il nodo delle risorse ”si deve sciogliere tenendo presente l’enorme risparmio garantito dalle riforme pensionistiche fino ad oggi. Secondo la Corte dei Conti la sola riforma del 2007 ha permesso una riduzione della spesa pubblica pari a un punto di Pil l’anno. A questo va aggiunto il risparmio determinato dalla Legge Fornero, valutato in circa 80 miliardi. Chiediamo ancora che tutti i risparmi determinati da Quota 100 , Precoci, Ape Sociale e dal recupero dell’evasione contributiva siano reinvestiti sul versante della nuova Riforma Pensionistica”. Conclude Sbarra: ”E’ una operazione finanziaria quella che chiediamo come Sindacato che deriva dai sacrifici dei lavoratori andati in pensione e che ora va in parte messo a disposizione e redistribuito anche su un Patto intergenerazionale, per restituire equità al sistema e rilanciare investimenti, crescita e coesione”.