Venerdì 22 novembre 2024, ore 9:15

Lavoro

Occupazione, ancora stallo

E’ ancora stallo nel mercato del lavoro. I dati provvisori dell’Istat registrano ad aprile un numero stabile di disoccupati e di occupati, con una compensazione tra calo degli indipendenti ed aumento dei dipendenti, metà dei quali però con rapporti a termine. Inoltre il tasso di disoccupazione giovanile è di nuovo salito. Osserva il segretario generale aggiunto della Cisl Luigi Sbarra. “Non ci si può attendere nulla di diverso sul fronte occupazionale, visto che da mesi ormai l’Italia è ai margini della recessione. Abbiamo denunciato sia la legge di bilancio sia il Def, emanati senza il coinvolgimento delle parti sociali, come insufficienti e recessivi, perché tagliano gli investimenti produttivi fondamentali per la crescita, non riducono la pressione fiscale su redditi da lavoro dipendente e pensioni, non favoriscono la creazione di lavoro stabile. Ed anche le misure del decreto crescita, in corso di esame in Parlamento, sono minimaliste e rinunciatarie in quanto non fanno altro che ripristinare alcune azioni erroneamente cancellate con l'ultima legge di bilancio (superammortamento, detassazione degli utili reinvestiti in azienda etc.), misure per le quali, peraltro, il decreto non prevede risorse aggiuntive, ma il ristorno tra diverse voci e capitoli di stanziamenti già decisi”. Per Sbarra ”anche l’emendamento governativo presentato in queste ore al suddetto decreto, con l’altisonante titolo di “sostegno alle imprese per processi di sviluppo tecnologico”, che prevede uno scivolo di 7 anni verso la pensione con contemporanea assunzione agevolata di giovani da formare, non è assolutamente coerente con la gravità delle sfide che il nostro sistema produttivo deve affrontare. La norma infatti è rivolta alle sole aziende con più di mille dipendenti, e non potrebbe essere altrimenti visto che il costo dello scivolo pensionistico sarà interamente a carico delle aziende stesse. Inoltre l’azienda potrà prendere i nuovi assunti con il contratto di apprendistato che, come è noto, gode di un significativo sgravio contributivo, ma l’obbligo formativo potrà essere assolto interamente “utilizzando il lavoratore in azienda anche mediante la sola applicazione pratica”, quindi senza nessun investimento formativo vero e proprio”. Peraltro non si tratta di nulla di nuovo: esiste già una norma della riforma del lavoro del 2012 che consente lo scivolo con costi a carico dell’azienda, ed esiste già il bonus assunzioni giovani, senza necessità di andare a snaturare l’istituto dell’apprendistato. Insomma, osserva Sbarra, ”Si continua a riproporre strumenti non risolutivi, o comunque palliativi. Ancora una volta i bisogni in infrastrutture materiali e immateriali, l’esigenza di una nuova politica industriale, gli investimenti in istruzione, formazione, conoscenza, competenze, pubblica amministrazione, mezzogiorno, fondamentali per la possibilità di rilancio del Paese, non vengono adeguatamente messi al centro di un piano per una ripresa concreta dal punto di vista economico, sociale e occupazionale”.

( 4 giugno 2019 )

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